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PARTE PRIMA
Alunni con bisogni educativi speciali derivanti da disabilità
2.3
•
Un importante passaggio storico: dalla scuola selettiva alla
“scuola dell’integrazione”
Il problema delle diversità delle situazioni di apprendimento si presentò imperiosa-
mente in modo nuovo con l’affermarsi della
scuola di massa
, cioè con l’istituzione
della scuola media unica nel 1962 (L. 1859/1962)
2
. Con essa si dava inizio ad un
processo di adeguamento del sistema formativo all’aumento di complessità dato dal-
la società industrializzata. La media unica poneva in un unico
contenitore formativo
tutta la popolazione della fascia d’età degli 11-14 anni. In tal modo, per quella fascia
d’età, la scuola, che prima si sdoppiava in
scuola di avviamento professionale
, da un lato,
preparatoria all’inserimento lavorativo, e
scuola media
, erede del ginnasio, finalizzata
alla selezione di una classe dirigente e impiegatizia (vi si accedeva con un esame di
ammissione) cessava di fungere
da organo per la riproduzione delle differenze
e
diveniva, al contrario,
organo per l’integrazione delle differenze
, per l’elevazione
del livello medio di formazione di tutta la popolazione italiana: un rovesciamento,
un’
inversione della funzione sociale
.
Ma le differenze socioculturali non sparivano certo unificando il contenitore. Poiché
si trattava, evidentemente, non di operare un
livellamento verso il basso
, ma di
elevare il
livello di tutti
, era necessario che il sistema
si differenziasse internamente
per raggiungere
la componente, ora vistosamente aumentata, di alunni lontani da condizioni ade-
guate di apprendimento. Il
problema della differenza nell’apprendimento
era ben
presente, ma fu affrontato all’inizio essenzialmente in termini di pura
inclusione
3
.
Alla libera professionalità dei docenti la responsabilità di differenziare l’azione pie-
gandosi alle diverse situazioni degli alunni.
2.4
•
La diversità come statuto ordinario dell’alunno
Integrare le differenze significa
differenziarsi in funzione delle differenze
, ar-
ticolarsi con forme d’azione e, se necessario,
organi specifici
in rapporto e
in
pro-
porzione
ad esse per recuperarle, operandone il trattamento in modo specifico. Il
problema arrivò a effettiva consapevolezza e maturazione solo quindici anni dopo
l’istituzione della media unica, con la citata
L. 517 del 4 agosto 1977
, con la quale
si può dire che la scuola italiana – elementare e media – diventa la
scuola dell’inte-
grazione
. Con essa la scuola deve piegarsi a corrispondere alle
esigenze dei singoli
alunni
, attuando
interventi individualizzati
: si può dire che nella scuola, con la L.
517/1977, la
diversità diviene lo statuto ordinario del bambino/ragazzo
, compresa
2
Il primo passo era stato, naturalmente, un secolo prima, la scuola elementare obbligatoria. Il
fatto nuovo è l’industrializzazione della società italiana, che avvenne con impressionante rapi-
dità in quegli anni – fu il boom economico italiano – e che richiedeva una grado di formazione
di base più avanzato per tutta la popolazione.
3
Salvo alcune misure, certamente non proporzionate all’entità del problema: abolizione del
latino (inizialmente facoltativo, poi soppresso), istituzione di classi di aggiornamento e diffe-
renziali per i bambini con problemi di apprendimento e di adattamento sociale, istituzione di
ore di doposcuola e poi di attività aggiuntive a carattere integrativo, ecc.