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333

Capitolo

31

Disturbi respiratori del sonno e apnee

Classificazione delle apnee centrali

Le apnee nel sonno di tipo centrale si suddividono in:

non ipercapniche

, legate a disturbi primitivi dei

centri nervosi di controllo del respiro;

ipercapniche

, di origine neurologica, congenita

o secondaria, oppure associate a malattie che cau-

sano ipoventilazione.

La diagnosi è basata sulla presenza, alla polison-

nografia, di almeno

cinque

episodi di apnee centrali

per ora. Se sono presenti eventi ostruttivi durante il

sonno, la diagnosi può essere posta se almeno il 50%

degli eventi apnoici sono di tipo centrale.

Apnee centrali nel sonno non ipercapniche

Nei pazienti con apnee centrali la sensibilità del

drive respiratorio

può essere aumentata: la caratte-

ristica principale di questa forma di apnee è, infatti,

l’

ipocapnia

, associata all’

iperventilazione

.

Le apnee centrali non ipercapniche sono distinte

in tre forme:

1. legate all’ipossiemia ambientale che si verificano

fisiologicamente nella permanenza per lunghi

periodi ad

elevate altitudini

(almeno 4000 me-

tri);

2.

idiopatiche

, rare e presenti anche al livello del

mare, dovute alla presenza di iperventilazione

notturna;

3. classificate come

respiro di Cheyne Stokes

(CSA-RCS), che sono tipiche dei pazienti con

scompenso cardiaco congestizio.

L’

eziopatogenesi

e i

meccanismi fisiopatologici

di

tali apnee sono complessi. La variabilità del valore

soglia dell’anidride carbonica che permette l’in-

staurarsi dell’apnea (soglia apnoica) è il più impor-

tante fattore patogenetico.

Nella transizione dalla veglia al sonno, la soglia

dell’apnea, cioè il valore di PaCO

2

al di sotto del

quale la respirazione si arresta, aumenta. Pertanto

la PaCO

2

durante l’addormentamento può essere fi-

siologicamente inferiore al valore soglia tipico dello

stato di sonno. Ne consegue assenza di drive respi-

ratorio e comparsa di un’apnea centrale fino a quan-

do la PaCO

2

aumenta fino ai valori tipici del sonno.

Se è presente iperreattività della risposta ventilato-

ria ai cambiamenti della PaCO

2

, l’iperventilazione

in risposta all’apnea provoca ipocapnia e il ciclo

ricomincia. Nelle apnee centrali l’arousal, a diffe-

renza degli eventi ostruttivi, non precede l’aumento

della ventilazione, ma si verifica durante l’iperven-

tilazione. Apnee di questo tipo possono verificarsi

nella fase di addormentamento nei soggetti normali

e scompaiono quando il sonno diventa stabile.

Le apnee centrali non ipercapniche sono più fre-

quenti nei maschi. La

sintomatologia

può essere

completamente assente, anche in presenza di arou-

sal. Talora, i soggetti con apnee centrali riferiscono

sensazione di dispnea o improvvisi risvegli con sen-

so di soffocamento.

Le apnee centrali non ipercapniche, in genere,

non richiedono trattamento a meno che non cau-

sino un’insonnia significativa o un’importante

sonnolenza diurna, dovuta all’eccessiva frammen-

tazione del sonno. In questi casi, possono essere

utilizzati farmaci come: le benzodiazepine, che ri-

ducono i cambiamenti di fase durante il sonno non

REM; gli antidepressivi, che riducono la durata del

sonno REM (quando la maggior parte delle apnee si

verifica in tale fase del sonno); i teofillinici o l’ace-

tazolamide, che modificano la soglia apnoica. L’os-

sigeno a bassi flussi somministrato durante il sonno

attraverso le cannule nasali, consente di risolvere

l’ipossia eventualmente presente, stabilizzando il

drive respiratorio.

Il

respiro periodico di Cheyne Stokes

(

RCS

) è

caratterizzato da una fase iperpnoica con regolari

variazioni del volume corrente in crescendo-de-

crescendo, associate a piccole variazioni della fre-

quenza respiratoria, che si alternano a fasi di apnea

centrale o di ipopnea, cioè di semplice riduzione del

flusso aereo senza arresto del respiro (

Figura 31.4

).

È caratteristico dei pazienti con patologie cardio-

vascolari, in particolare lo scompenso cardiaco, e

questo spiega almeno in parte l’aumentata preva-

lenza in età avanzata. In questi pazienti costituisce

un indice prognostico negativo, associato ad un au-

mentata mortalità. L’incremento dell’attività del si-

stema nervoso simpatico associato alle desaturazio-

ni ossiemoglobiniche può peggiorare la condizione

cardiaca ed è ritenuto responsabile della scarsa pre-

valenza di sonnolenza nei pazienti con scompenso

cardiaco e respiro di Cheyne-Stokes.

Il respiro periodico di Cheyne Stokes è legato ad

instabilità dei centri che regolano il respiro durante

il sonno NREM, con esagerata risposta ventilatoria

all’ipercapnia. I pazienti sono spesso ipocapnici in

veglia. Il tempo di circolo prolungato, conseguente

alla patologia cardiaca, comporta uno sfasamento

temporale del segnale rispetto alla risposta dei cen-

tri del respiro, che si riflette nella lunghezza della