Previous Page  26 / 34 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 26 / 34 Next Page
Page Background

64  

Roma. Dallo stato-città all’impero senza fine

9. La seconda guerra sannitica (326-304 a.C.)

La seconda guerra sannitica portò i Romani nel 323 a.C. in Apulia, dove le co-

munità di

Luceria

e di

Arpi

chiedevano supporto. Nel 321 a.C. ebbe luogo una

delle battaglie più dolorose e gravi di tutta la storia di Roma, nota come sconfitta

delle Forche Caudine: i consoli Tiberio Veturio Calvino e Spurio Postumio Al-

bino Caudino si erano addentrati con le legioni in territorio sannita e, in pros-

simità della città di

Caudium

(oggi identificabile con Montesarchio), tra Caserta

e Benevento, furono circondati e costretti alla resa dai Sanniti guidati dall’abile

condottiero Gaio Ponzio Telesino; dopo la disfatta, come racconta Tito Livio, i

Romani subirono dai vincitori l’umiliazione di passare inermi sotto una sorta di

giogo costruito con le armi nemiche, subendo gli insulti, le ingiurie, lo scherno e

anche la violenza dei Sanniti che assistevano al degradante spettacolo. La tradi-

zione, al fine di attenuare l’impatto della sconfitta, narra che il Senato consegnò

ai Sanniti i consoli che avevano accettato tali vergognose condizioni di resa.

L’episodio segnò una battuta d’arresto per la spinta espansionistica romana, che

riprese intensamente soltanto nel 316 a.C.; l’anno successivo alla ripresa delle

ostilità i Romani vennero sconfitti a

Lautulae

ma riuscirono, grazie al console

Lucio Papirio Cursore, nella liberazione di

Luceria

assediata dai Sanniti, a cui si

erano uniti i Capuani rompendo la loro alleanza con Roma. Le alterne sorti della

guerra portarono i Romani a riprendersi sia con una vittoria a Terracina sia con

la costruzione, voluta dal censore Appio Claudio Cieco, nel 312 a.C., della via

Appia da Roma a Capua (la

regina viarum

la cui realizzazione proseguì negli anni

successivi fino a raggiungere l’Adriatico a Brindisi), consentendo agli eserciti

romani più agevoli e rapidi spostamenti nei territori sanniti.

Una delle principali difficoltà che i Romani incontrarono nel corso delle

guerre contro i Sanniti fu rappresentata proprio dalle asperità dei territori in cui

si trovarono ad operare, che impedivano il ricorso alle normali pratiche belliche

e che agevolavano invece i Sanniti, avvezzi alle tattiche di guerriglia. I Romani

ovviarono a queste difficoltà adattandosi alla situazione e creando unità militari

più piccole delle legioni oplitiche, i cosiddetti manipoli in cui le rinnovate legioni

si articolavano e che, attraverso uno schieramento a scacchiera, si dimostravano

più manovrabili nel combattimento e, dunque, in grado di fronteggiare meglio

le tattiche avversarie. Nel 311 a.C. si aprì un altro fronte di guerra, questa volta

a nord: la grande città etrusca Tarquinia, alleata con Arezzo, Cortona e Perugia

mosse guerra a Sutri, il che costituiva di fatto una minaccia per Roma consi-

derata la poca distanza fra l’Urbe e il centro attaccato. Il console Quinto Fabio

Massimo Rulliano riuscì a sconfiggere gli Etruschi e ad ottenere una tregua. Nel

contempo, a sud i Romani sottomisero i Peligni e i Marsi e, guidati dai consoli