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Roma. Dallo stato-città all’impero senza fine
9. La seconda guerra sannitica (326-304 a.C.)
La seconda guerra sannitica portò i Romani nel 323 a.C. in Apulia, dove le co-
munità di
Luceria
e di
Arpi
chiedevano supporto. Nel 321 a.C. ebbe luogo una
delle battaglie più dolorose e gravi di tutta la storia di Roma, nota come sconfitta
delle Forche Caudine: i consoli Tiberio Veturio Calvino e Spurio Postumio Al-
bino Caudino si erano addentrati con le legioni in territorio sannita e, in pros-
simità della città di
Caudium
(oggi identificabile con Montesarchio), tra Caserta
e Benevento, furono circondati e costretti alla resa dai Sanniti guidati dall’abile
condottiero Gaio Ponzio Telesino; dopo la disfatta, come racconta Tito Livio, i
Romani subirono dai vincitori l’umiliazione di passare inermi sotto una sorta di
giogo costruito con le armi nemiche, subendo gli insulti, le ingiurie, lo scherno e
anche la violenza dei Sanniti che assistevano al degradante spettacolo. La tradi-
zione, al fine di attenuare l’impatto della sconfitta, narra che il Senato consegnò
ai Sanniti i consoli che avevano accettato tali vergognose condizioni di resa.
L’episodio segnò una battuta d’arresto per la spinta espansionistica romana, che
riprese intensamente soltanto nel 316 a.C.; l’anno successivo alla ripresa delle
ostilità i Romani vennero sconfitti a
Lautulae
ma riuscirono, grazie al console
Lucio Papirio Cursore, nella liberazione di
Luceria
assediata dai Sanniti, a cui si
erano uniti i Capuani rompendo la loro alleanza con Roma. Le alterne sorti della
guerra portarono i Romani a riprendersi sia con una vittoria a Terracina sia con
la costruzione, voluta dal censore Appio Claudio Cieco, nel 312 a.C., della via
Appia da Roma a Capua (la
regina viarum
la cui realizzazione proseguì negli anni
successivi fino a raggiungere l’Adriatico a Brindisi), consentendo agli eserciti
romani più agevoli e rapidi spostamenti nei territori sanniti.
Una delle principali difficoltà che i Romani incontrarono nel corso delle
guerre contro i Sanniti fu rappresentata proprio dalle asperità dei territori in cui
si trovarono ad operare, che impedivano il ricorso alle normali pratiche belliche
e che agevolavano invece i Sanniti, avvezzi alle tattiche di guerriglia. I Romani
ovviarono a queste difficoltà adattandosi alla situazione e creando unità militari
più piccole delle legioni oplitiche, i cosiddetti manipoli in cui le rinnovate legioni
si articolavano e che, attraverso uno schieramento a scacchiera, si dimostravano
più manovrabili nel combattimento e, dunque, in grado di fronteggiare meglio
le tattiche avversarie. Nel 311 a.C. si aprì un altro fronte di guerra, questa volta
a nord: la grande città etrusca Tarquinia, alleata con Arezzo, Cortona e Perugia
mosse guerra a Sutri, il che costituiva di fatto una minaccia per Roma consi-
derata la poca distanza fra l’Urbe e il centro attaccato. Il console Quinto Fabio
Massimo Rulliano riuscì a sconfiggere gli Etruschi e ad ottenere una tregua. Nel
contempo, a sud i Romani sottomisero i Peligni e i Marsi e, guidati dai consoli