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18.1

MICROSCOPIO OTTICO

733

di questo capitolo sono: descrivere i modi in cui sono usate le varie

tecniche e dare esempi dei tipi di informazione che si possono

ricavare usando queste tecniche. Inizieremo con lo strumento che

dive” (rosse).Questi risultati forniscono un supporto visivo diretto del modello della maturazione delle cisterne illustrato a pagina 293.

(P

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441:1004, 2006, F

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PERMESSO DI

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ACMILLAN

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UBLISHERS

L

TD

.)

ha consentito ai biologi di scoprire l’esistenza stessa delle cellule,

fornendo il punto di partenza per tutte le informazioni presentate

in questo testo.

18.1

|

Microscopio ottico

I microscopi sono strumenti che producono immagini di

oggetti ingrandite. Lo schema del microscopio ottico com-

posto in Figura 18.1 ne mostra i componenti più impor-

tanti. Una sorgente di luce, che può essere esterna al mi-

croscopio o inserita all’interno della sua base, è necessaria

per illuminare il campione. Il

condensatore

, posto sotto il

tavolino portaoggetto, è necessario per concentrare i raggi

diffusi dalla sorgente di luce e per illuminare il campio-

ne con un piccolo cono di luce sufficientemente intensa

da permettere di vedere ogni piccola parte del campione,

una volta ingrandita. I raggi luminosi centrati sul campione

dal condensatore sono poi raccolti dalle

lenti dell’obiet-

tivo

del microscopio. Ora bisogna considerare due gruppi

di raggi luminosi che entrano nell’obiettivo: quelli modi-

ficati dal campione e quelli non modificati (Figura 18.2).

Il secondo gruppo consiste in un cono di luce proveniente

dalle lenti del condensatore che passa direttamente nell’o-

biettivo e crea la luce di fondo del campo visivo. Il primo

gruppo di raggi luminosi è quello che emana dai vari punti

che compongono il campione. Questi raggi luminosi sono

messi a fuoco dall’obiettivo per formare un’immagine reale

e ingrandita dell’oggetto all’interno della colonna del mi-

croscopio (Figura 18.1). L’immagine formata dall’obiettivo

è usata poi come oggetto da un secondo sistema di len-

ti, l’

oculare

, per ottenere un’immagine ingrandita virtuale.

Un terzo sistema di lenti, localizzato nella parte anteriore

Figura 18.1

Schema della sezione di un microscopio ottico com-

posto

; vale a dire, un microscopio provvisto di entrambe le lenti del-

l’obiettivo e dell’oculare.

Figura 18.2

Percorsi dei raggi di luce che formano l’immagine del

campione e di quelli che formano la luce di fondo del campo di os-

servazione.

I raggi luminosi emanati dal campione si focalizzano sulla

retina, mentre quelli che rimangono fuori fuoco producono uno sfon-

do luminoso diffuso. Come discusso nel testo, la risoluzione delle lenti

dell’obiettivo è proporzionale al seno dell’angolo

a

. Le lenti di mag-

giore risoluzione hanno lunghezze focali più brevi e, di conseguenza,

l’obiettivo è situato più vicino al preparato messo a fuoco.

Oculare

Campione

Obiettivo

Sorgente luminosa

Condensatore

Lampada

Piano del campione

Obiettivo

Lunghezza

focale

( ) Raggi luminosi che formano l’immagine

( ) Luce di fondo del campo

Piano focale

della sorgente

luminosa

Piano focale

dell’immagine

2

α

dell’occhio, usa l’immagine virtuale prodotta dall’oculare

come un oggetto per generare un’immagine reale sulla re-

tina. Quando si ruota la manopola per la messa a fuoco del

microscopio, la distanza relativa tra il campione e l’obietti-

vo varia, permettendo all’immagine finale di essere messa a

fuoco sul piano della retina. L’ingrandimento totale otte-

nuto dal microscopio è il prodotto dell’ingrandimento dato

dall’obiettivo moltiplicato per quello dell’oculare.

La risoluzione

Fino a questo punto abbiamo considerato solo l’ingrandi-

mento di un oggetto senza prestare alcuna attenzione alla

qualità dell’immagine prodotta, cioè a quanto dettaglio

del campione è conservato nell’immagine. Supponiamo di