

18.1
MICROSCOPIO OTTICO
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di questo capitolo sono: descrivere i modi in cui sono usate le varie
tecniche e dare esempi dei tipi di informazione che si possono
ricavare usando queste tecniche. Inizieremo con lo strumento che
dive” (rosse).Questi risultati forniscono un supporto visivo diretto del modello della maturazione delle cisterne illustrato a pagina 293.
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ha consentito ai biologi di scoprire l’esistenza stessa delle cellule,
fornendo il punto di partenza per tutte le informazioni presentate
in questo testo.
18.1
|
Microscopio ottico
I microscopi sono strumenti che producono immagini di
oggetti ingrandite. Lo schema del microscopio ottico com-
posto in Figura 18.1 ne mostra i componenti più impor-
tanti. Una sorgente di luce, che può essere esterna al mi-
croscopio o inserita all’interno della sua base, è necessaria
per illuminare il campione. Il
condensatore
, posto sotto il
tavolino portaoggetto, è necessario per concentrare i raggi
diffusi dalla sorgente di luce e per illuminare il campio-
ne con un piccolo cono di luce sufficientemente intensa
da permettere di vedere ogni piccola parte del campione,
una volta ingrandita. I raggi luminosi centrati sul campione
dal condensatore sono poi raccolti dalle
lenti dell’obiet-
tivo
del microscopio. Ora bisogna considerare due gruppi
di raggi luminosi che entrano nell’obiettivo: quelli modi-
ficati dal campione e quelli non modificati (Figura 18.2).
Il secondo gruppo consiste in un cono di luce proveniente
dalle lenti del condensatore che passa direttamente nell’o-
biettivo e crea la luce di fondo del campo visivo. Il primo
gruppo di raggi luminosi è quello che emana dai vari punti
che compongono il campione. Questi raggi luminosi sono
messi a fuoco dall’obiettivo per formare un’immagine reale
e ingrandita dell’oggetto all’interno della colonna del mi-
croscopio (Figura 18.1). L’immagine formata dall’obiettivo
è usata poi come oggetto da un secondo sistema di len-
ti, l’
oculare
, per ottenere un’immagine ingrandita virtuale.
Un terzo sistema di lenti, localizzato nella parte anteriore
Figura 18.1
Schema della sezione di un microscopio ottico com-
posto
; vale a dire, un microscopio provvisto di entrambe le lenti del-
l’obiettivo e dell’oculare.
Figura 18.2
Percorsi dei raggi di luce che formano l’immagine del
campione e di quelli che formano la luce di fondo del campo di os-
servazione.
I raggi luminosi emanati dal campione si focalizzano sulla
retina, mentre quelli che rimangono fuori fuoco producono uno sfon-
do luminoso diffuso. Come discusso nel testo, la risoluzione delle lenti
dell’obiettivo è proporzionale al seno dell’angolo
a
. Le lenti di mag-
giore risoluzione hanno lunghezze focali più brevi e, di conseguenza,
l’obiettivo è situato più vicino al preparato messo a fuoco.
Oculare
Campione
Obiettivo
Sorgente luminosa
Condensatore
Lampada
Piano del campione
Obiettivo
Lunghezza
focale
( ) Raggi luminosi che formano l’immagine
( ) Luce di fondo del campo
Piano focale
della sorgente
luminosa
Piano focale
dell’immagine
2
α
dell’occhio, usa l’immagine virtuale prodotta dall’oculare
come un oggetto per generare un’immagine reale sulla re-
tina. Quando si ruota la manopola per la messa a fuoco del
microscopio, la distanza relativa tra il campione e l’obietti-
vo varia, permettendo all’immagine finale di essere messa a
fuoco sul piano della retina. L’ingrandimento totale otte-
nuto dal microscopio è il prodotto dell’ingrandimento dato
dall’obiettivo moltiplicato per quello dell’oculare.
La risoluzione
Fino a questo punto abbiamo considerato solo l’ingrandi-
mento di un oggetto senza prestare alcuna attenzione alla
qualità dell’immagine prodotta, cioè a quanto dettaglio
del campione è conservato nell’immagine. Supponiamo di