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b)

D

m

< 0, massa finale minore di quella iniziale

D

E

k

> 0, nello stato finale c’è

più energia cinetica, una parte dell’energia di massa iniziale si è trasformata in

energia cinetica.

Questa nozione della non immutabilità della massa e della possibilità di

conversio-

ne tra massa ed energia

è una delle più importanti introdotte dalla teoria della rela-

tività.

Dalle trasformazioni di massa in energia nelle reazioni di fusione tra nuclei

degli isotopi dell’idrogeno si spera di ottenere una fonte di energia praticamente

inesauribile. L’esempio più semplice è costituito dalla fusione di due nuclei di deu-

terio, detti deutoni, ciascuno formato da un protone e da un neutrone, che danno

luogo a un

nucleo di elio

3 e ad un neutrone; l’elio 3 è un isotopo dell’elio con

nucleo composto da due protoni e da un neutrone. La somma delle masse della par-

ticelle finali è minore di quella dei due nuclei di deuterio e la differenza si ritrova

sotto forma di energia cinetica dell’elio 3 e del neutrone; è proprio l’energia cineti-

ca del neutrone che verrebbe successivamente assorbita e trasformata in altre forme

di energia utilizzabile. Si osservi che la reazione non avviene spontaneamente per-

ché i due deutoni sono entrambi carichi positivamente e si respingono; essi devono

perciò possedere una certa energia che permetta di vincere la repulsione elettrica.

La via sperimentale attualmente più seguita è di portare deuterio gassoso a tempe-

rature molto elevate, il che corrisponde a energie cinetiche elevate come vedremo

nel capitolo sulle proprietà dei gas, con lo scopo di favorire il processo di fusione.

Si parla di

fusione termonucleare controllata

e al momento attuale alcuni dei reat-

tori sperimentali operanti nel mondo non sono lontani dalla parità nel bilancio ener-

getico, cioè dall’eguaglianza tra energia spesa complessivamente per realizzare le

fusioni e energia ricavata dalle fusioni. Però la via da percorrere per realizzare

un’operazione continua e affidabile sembra ancora molto lunga.

Sempre a reazioni di fusione si attribuisce la fonte di energia di alcune categorie

di stelle, tra cui il Sole.

Un altro esempio interessante è la formazione di uno stato legato a partire da

due particelle singole, per esempio un protone e un neutrone che danno un deutone

(nucleo del deuterio). La massa del deutone è inferiore alla somma delle masse del

protone e del neutrone, però il sistema è legato con una certa energia. Si misura che

l’energia di legame vale proprio (

D

m

)

c

2

: la massa scomparsa si è tramutata in ener-

gia. Rompendo il sistema si deve spendere energia e si recupera massa.

Infine vogliamo ricordare un processo che ha un’applicazione in campo medi-

co. Alcune sostanze radioattive emettono positroni, particelle aventi la stessa

massa dell’elettrone e carica opposta. Quando un positrone così prodotto attraversa

la materia avviene un processo di annichilazione: il positrone interagisce con un

elettrone, entrambi scompaiono e vengono emessi due fotoni, aventi energia pari

all’energia di massa delle particelle scomparse. In prima approssimazione possia-

mo supporre che l’energia cinetica iniziale sia trascurabile rispetto all’energia di

massa e fare questa schematizzazione:

– in un punto si ha l’annichilazione, con le particelle praticamente in quiete, e

viene resa disponibile l’energia 2

mc

2

;

– da quel punto escono due fotoni, aventi la stessa direzione di moto e verso

opposto, ciascuno di energia

mc

2

.

Si ha trasformazione integrale di massa in energia (ricordiamo che i fotoni hanno

massa nulla).

È noto in medicina che, iniettando nel corpo umano alcuni particolari composti

chimici, questi si accumulano in organi o tessuti specifici, come il muscolo cardia-

co o tessuti con cellule tumorali. Sostituendo in una piccola percentuale di moleco-

le di tali composti certi atomi con loro isotopi radioattivi emettitori di positroni (ad

esempio

C

11

al posto di

C

12

), con il che non si alterano le proprietà di assorbimento

da parte dell’organismo, si ottiene una concentrazione di emissione nelle zone inte-

Quantità di moto ed energia relativistiche

127

p

p

p p

n

n

n

n

d

+

d

n

+

3

He

Figura 3.24

Fotone

Fotone

Positrone + – Elettrone

Figura 3.25