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Forza

La legge del moto nella meccanica relativistica, come nella meccanica newto-

niana, è la (3.20),

F

=

d

p

/

dt

. Questa espressione è valida in qualsiasi sistema iner-

ziale, nel senso che in

O

e in

O

' la legge del moto è, rispettivamente

d

p

d

p

'

F

= ––– ,

F

' = ––– .

dt dt

'

In generale

d

p

/

dt

e

d

p

/

dt

' sono diverse e quindi

due osservatori inerziali misurano

forze diverse

: questa è una differenza sostanziale rispetto alla relatività galileiana.

Dalle leggi di trasformazione già ricavate potremmo risalire a quella valida per

le componenti della forza e troveremmo espressioni che non sono trasformazioni di

Lorentz, come è successo per la velocità e l’accelerazione. Non esplicitiamo però

questo calcolo perché non ci servirà per il seguito dell’esposizione.

Vogliamo invece dimostrare come da

F

=

d

p

/

dt

non si possa dedurre

F

=

m

a

.

Allo scopo sviluppiamo (3.20), inserendo l’espressione relativistica (3.19) della

quantità di moto; in questa la massa è costante, però

g

varia al variare del modulo

della velocità e pertanto la forza è eguale alla somma di due termini,

d

p

d

v

d

g

F

= ––– =

m

g

––– +

m

v

––– ,

(3.29)

dt

dt

dt

il primo parallelo all’accelerazione

a

=

d

v

/

dt

e il secondo parallelo a

v

; poiché

v

e

a

non sono di norma parallele, non sussiste più il parallelismo tra

F

e

a

.

Questo è il caso più generale. Limitiamoci ora a due casi particolari, in cui per

costruzione

F

e

a

sono parallele e verifichiamo che non si ha comunque

F

=

m

a

.

Per primo consideriamo un moto circolare uniforme. La velocità cambia solo di

direzione,

d

g

/dt

= 0 anche se

g

può avere un valore elevato (se

v

è vicina a

c

), e la

(3.29) si riduce a

v

2

p

v

F

=

m

g

a

,

F

=

m

g

a

N

=

m

g

––– = ––– ,

R R

essendo

R

il raggio della circonferenza. La dipendenza della forza centripeta

F

da

g

v

2

invece che solo da

v

2

come vorrebbe la meccanica newtoniana è stata verificata

sin dagli inizi di questo secolo, confermando la correttezza della formulazione rela-

124

Moti relativi

v

0

1 – –––

c

n

' =

n

––––––––––

v

2

0

1 – –––

c

2

e mostra come varia la frequenza con la velocità relativa dei due sistemi. Il fenomeno si

chiama

effetto Doppler

(paragrafo 13.11 del secondo volume). Un’applicazione notissi-

ma è la seguente. Supponiamo di misurare sulla terra le frequenze di un tipo di luce e di

essere in grado di riconoscere quel tipo di luce quando ci giunge da una galassia; trovia-

mo però che le frequenze sono sistematicamente diverse da quelle misurate sulla terra e

dalla differenza determiniamo la velocità della galassia rispetto alla terra. Misure di que-

sto tipo hanno messo in evidenza una diminuzione di frequenza (il cosiddetto sposta-

mento verso il rosso), segno che le galassie si allontanano da noi, e accreditano l’ipote-

si dell’universo in espansione.