Previous Page  46 / 50 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 46 / 50 Next Page
Page Background

1

Ft

m

2

c

2

g

= –––––––––– = –––– ,

p

=

m

g

v

=

Ft

1 – ––––– .

v

2

mc

F

2

t

2

1 – –––

c

2

La verifica sperimentale di queste formule si effettua accelerando linearmente par-

ticelle come gli elettroni e i protoni.

Confrontando i due esempi emerge che il rapporto

F/

a

vale in un caso

m

g

e

nell’altro

m

g

3

: questo rapporto, che nella meccanica newtoniana vale

m

e indica

l’inerzia del punto materiale, nella meccanica relativistica dipende dal tipo di

moto; la nozione di inerzia cioè non è più legata soltanto alla massa.

Un’ultima avvertenza sulle forze riguarda il principio di azione e reazione. La

formulazione data nel paragrafo 2.2 presuppone un’interazione istantanea tra i due

corpi, ma ciò è in contrasto con uno dei fondamenti della teoria della relatività,

secondo cui qualsiasi segnale fisico ha velocità finita, che non può superare quella

della luce. Non approfondiamo l’argomento; notiamo però ancora una volta che la

teoria della relatività comporta una revisione concettuale di tutte le basi della mecca-

nica newtoniana. Nel caso specifico è vera la solita approssimazione, e cioè che nei

problemi meccanici ordinari ci si può correttamente servire del principio di azione e

reazione, però già passando a fenomeni elettromagnetici macroscopici con emissio-

ne e assorbimento di onde elettromagnetiche (che si propagano con la velocità della

luce) è necessario abbandonare il semplice meccanismo dell’azione e reazione.

Energia e massa

Abbiamo visto che solo per il fatto di avere la massa

m

una particella possiede

l’energia

E

0

=

mc

2

, detta energia di massa o energia a riposo. Il nuovo concetto,

introdotto da Einstein, ha validità generale; tuttavia esso non ha interesse pratico

nella meccanica dei corpi macroscopici, mentre gioca un ruolo fondamentale nelle

interazioni tra particelle nucleari o subnucleari.

Anticipando una situazione che discuteremo nel capitolo quarto, consideriamo

due tali particelle che interagiscono; nel caso più generale lo stato finale è diverso

dallo stato iniziale, nel senso che come risultato della reazione si possono avere

particelle diverse da quelle iniziali. Si è verificato con estrema precisione che in

questi fenomeni l’

energia totale resta costante

:

E

in

= (

S

E

k

)

in

+ (

S

E

0

)

in

=

E

fin

= (

S

E

k

)

fin

+ (

S

E

0

)

fin

,

dove le sommatorie sono estese alle particelle che partecipano all’interazione.

Definendo

D

E

k

= (

S

E

k

)

fin

– (

S

E

k

)

in

,

D

E

0

= (

S

E

0

)

fin

– (

S

E

0

)

in

,

deve essere

D

E

=

D

E

k

+

D

E

0

= 0

D

E

k

= –

D

E

0

= – (

D

m

)

c

2

.

In queste reazioni può avvenire che la somma delle masse delle particelle che com-

pongono lo stato finale sia diversa dalla somma delle masse delle particelle presen-

ti all’inizio, cioè

la massa totale non si conserva

, ma varia di

D

m

. Questa variazio-

ne, moltiplicata per

c

2

, compare nel bilancio dell’energia e deve essere compensata

da una variazione opposta di energia cinetica. Abbiamo pertanto due casi possibili:

a)

D

m

> 0, massa finale maggiore di quella iniziale

D

E

k

< 0, nello stato finale c’è

meno energia cinetica, una parte dell’energia cinetica iniziale si è trasformata in

energia di massa;

126

Moti relativi