

Le relazioni empatiche nel contesto educativo e formativo
20
rizza il linguaggio come sede della tradizione e mezzo della
formazione, puntando, per lo sviluppo intellettuale, sul com-
prendere come attività interpretativa e guardando al sogget-
to come individualità carica di storia.
L’età dell’incertezza, delle rotture, da cui, come sappiamo
dalle varie epistemologie “postempiriste” (da Kuhn a Feye-
rabend a Bachelard a Morin), è caratterizzata anche la scien-
za, permette così alla pedagogia di ridefinirsi, di ripensare
le proprie categorie, di reinserirsi a buon diritto nell’alveo
delle scienze, di riproporsi come sapere fondamentale della
formazione. Torna il primato del soggetto, che diventa atto-
re sociale, in quanto chiamato alla creazione, all’invenzione
dello stesso
oggetto
sociale, alla scoperta di nuova democrazia,
di
pratiche
sociali e culturali inedite, in quanto dà un “sen-
so” alla stessa vita comunitaria e acquisisce, attraverso un iter
educativo, la capacità di costruire le potenzialità dell’avveni-
re. Torna un concetto di educazione che non è solo sviluppo
o assunzione di un modello o intenzione tra elementi endo-
geni ed esogeni, ma conquista, secondo le prospettive che
sempre i grandi pedagogisti, da Comenio a Pestalozzi a Fröe-
bel, hanno messo in luce: è cioè cambiamento, addirittura
metanoia e progetto di vita.
La stessa
riduzione
del concetto di Bildung a quello di “forma-
zione professionale” riceve nuovi stimoli dall’ampliamento
della sfera della professionalità, nella quale non sono pre-
senti solo elementi tecnico esecutivi oggettivi, ma anche fat-
tori personalizzanti soggettivi. L’oggettività, l’impersonale, la
conformazione, l’adattamento, la programmazione e la pia-
nificazione, che costituivano l’asse portante della formazione
fino a solo due decenni fa, sono stati travolti dal cambiamen-
to che ha investito radicalmente perfino il modo di conosce-
re dell’essere umano, mediatizzando gran parte delle attività
cognitive.