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Relazioni “senza fili” ed emergenza empatica nella Bildung contemporanea

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tro, l’idea del loro superamento/oltrepassamento. Lo stesso

dicasi per tutte le destinazioni dell’educativo, interne ai nuovi

paradigmi contemporanei, in cui i limiti e i confini dell’educa-

bilità/educazione e della diseducabilità/diseducazione sono

dentro

e

fuori

la possibilità del pedagogico inteso come proget-

to umanizzante delle relazioni la cui intenzionalità appartiene

alla dimensione empatica e al suo trascendersi ermeneutica-

mente nel senso e nei significati che

oltrepassano

il mondo.

Le nuove forme della paideia sono vincolate alla contestualiz-

zazione/decontestualizzazione di un

nomadismo culturale itine-

rante

, legato alla mondanità/mondanizzazione dell’essere

pre-

senti/assenti

,

visibili/invisibili

. “Lo spazio del nuovo

nomadismo

non è né il territorio geografico, né quello delle istituzioni o

degli Stati, ma uno spazio invisibile delle conoscenze, dei sape-

ri, delle potenzialità di pensiero in seno alle quali si dischiudo-

no e mutano le qualità dell’essere, le maniere di fare società.”

14

È nell’invisibilità e nell’assenza che si coglie la difficoltà di edu-

care: nell’invisibilità di

orizzonti

, nell’assenza

di grandi scenari

di riferimento

e nella sostituzione

delle

grandi narrazioni

con

l’unico racconto possibile dettato dalla tecnologia.

L’educazione non può sottostare al

comando

tecnocentrato

del-

la nuova concezione di

umanità

(/

inumanità

)

di cui sembra,

ormai, aver perso anche il

volto

in un’immagine complessiva-

mente mediata tra

bios

e

techné

,

che si spinge

oltre

la conflit-

tualità tra

uomo

e

techné

e tra

techné

e

natura

. Nella cultura oc-

cidentale contemporanea le istanze relative al neonichilismo

e al pensiero postmetafisico sono strettamente connesse al

tema della tecnica.

“La storia dell’Occidente è il progressivo impadronirsi delle

cose, cioè il progressivo approfittare della loro disponibili-

tà assoluta e della loro infinita oscillazione tra l’essere e il

niente [...] in esso resta pertanto celebrato il trionfo della

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 P. Lévi (1994),

L’intelligenza collettiva

, Feltrinelli, Milano 1996, p. 18.