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Premessa
Cenni di metodologia della ricerca sociale
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no determinati effetti. L’analisi avverrà sempre per variabili, in maniera impersonale.
Nei rapporti di ricerca si parlerà di
medie di variabili
, di
percentuali di variabili
, di
relazioni tra variabili
. Coloro che, adottando l’approccio interpretativista, critica-
no questo modo di procedere, accusano i positivisti di assunzione impropria del
modello scientifico delle scienze naturali, professano la non riducibilità dell’uomo
a una serie di variabili distinte e separate e dichiarano la necessità dell’adozione di
una prospettiva globale nell’analisi delle espressioni umane. Per i
ricercatori
qua-
litativi
, l’obiettivo dell’analisi è comprendere le persone, interpretare il punto di
vista dell’attore sociale. L’oggetto dell’analisi, secondo questo modo di intendere la
ricerca sociale, non può essere rappresentato dalla variabile ma dall’individuo nella
sua interezza. Le
tecniche matematiche e statistiche
sono fondamentali per la
ricerca quantitativa, mentre sono considerate inutili, e spesso dannose, nella ricerca
qualitativa.
5.
La presentazione dei risultati
Nella conclusione di una ricerca bisogna non solo mostrare la distribuzione delle
variabili o illustrare i casi, ma anche fare emergere le
relazioni tra le variabili
o le
connessioni tra i casi
.
L’obiettivo del ricercatore non è solo quello di descrivere la realtà nelle sue ar-
ticolazioni, ma anche quello di fornire delle sintesi, delle spiegazioni o delle inter-
pretazioni. È infatti questo l’unico modo per connettere la ricerca alla teoria, che
rappresenta una forma di astrazione razionale e sintetica della realtà.
Le due forme classiche di presentazione dei dati, nelle tradizioni quantitativa e
qualitativa, sono rispettivamente la
tabella
e la
narrazione
: con la prima si rappre-
sentano le variabili e le relazioni tra queste; con la narrazione si riportano testi, brani
di interviste e immagini che danno voce e descrivono i soggetti indagati.
Nella ricerca quantitativa, attraverso lo studio delle variabili, si punta all’e-
nunciazione di rapporti causali. Dopo aver frammentato l’individuo in variabili,
si compie una doppia sintesi, individuando prima i rapporti di associazione tra le
variabili e disegnando poi un modello causale (una rete di
connessioni di causa-effetto
tra le variabili). Nella ricerca qualitativa è più difficile trovare itinerari di sinte-
si delle informazioni sufficientemente generali e condivisi dai ricercatori. Molti
autori, tuttavia, indicano nell’individuazione di tipi ideali la via per raggiungere
questo obiettivo.
Il modello causale connette tra loro le variabili, mentre la
tipologia
rappresenta
lo schema teorico che lega i soggetti. La ricerca quantitativa si interroga sui «
perché
»,
quella qualitativa si interroga
sui «
come
». La prima punta alla
generalizzabilità dei
risultati
cercando di usare campioni probabilistici; la seconda punta all’
approfon-
dimento
e all’
immedesimazione
con l’oggetto studiato.
Tra i due tipi di ricerca ci sono molte posizioni intermedie. Le differenze tra i
due approcci spesso sono individuabili solo teoricamente. Nella concreta pratica di
ricerca, infatti, tecniche quantitative e qualitative vengono frequentemente mixate
per ottenere gli obiettivi conoscitivi prefissati.