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Parte Prima
Apprendimento, programmazione e valutazione
all’ambiente nei comportamenti di specie animali che occupano
posizioni diverse nella scala evolutiva.
È individuabile – secondo Piaget – una certa continuità, sul piano
genetico, tra le diverse forme di comportamento considerate.
Tra il comportamento istintivo del ragno, il comportamento abitu-
dinario dei cani e dei gatti e il comportamento intelligente degli
scimpanzé sembra esserci una continuità evolutiva avente i caratte-
ri della gradualità filogenetica.
Tale continuità non è riscontrabile solo a livello filogenetico (come
l’evoluzionismo moderno sembra confermare), ma emerge anche
a livello ontogenetico, ovvero nel corso dello sviluppo del singolo
individuo.
Nella specie umana, durante la crescita degli individui, osserviamo
una progressione dei comportamenti che ricalca, nelle sue diverse
fasi, le forme di adattamento all’ambiente riscontrate nelle specie
inferiori.
L’intelligenza, che si fonda su processi biologici di morfogenesi e
di flessibilità adattiva, percorre, nell’uomo, dalla nascita fino all’e-
tà adulta, un itinerario evolutivo caratterizzato da diverse forme di
comportamento che spaziano da adattamenti limitati fino a forme
complesse di riorganizzazione e strutturazione mentale della realtà.
Dall’osservazione sistematica del comportamento dei bambini,
nei diversi momenti della loro evoluzione, anche in relazione alla
crescita cronologica, Piaget trae l’ipotesi relativa all’esistenza di di-
versi gradi di intelligenza, corrispondenti alle forme adattive dei
soggetti all’ambiente.
Rileviamo, pertanto, una continuità tra le forme di intelligenza più
semplici riscontrabili subito dopo la nascita e le forme di intelli-
genza via via più complesse che si vanno sviluppando nel corso
dell’età evolutiva.
La forma di comportamento adattivo più semplice è riconducibile
ad attività esercitative fondate su meccanismi ereditari e connes-
sioni neuromuscolari che vanno a costituire schemi mentali per-
cettivo-motori.
Le strutture mentali attive del bambino, subito dopo la nascita,
corrispondono a schemi percettivo-motori che dalle prime coordi-
nazioni semplici (gli schemi della visione vengono coordinati con
quelli della suzione) passano a coordinazioni via via più complesse.
Da zero a due anni circa, il bambino attraversa quella fase della sua
età evolutiva che Piaget definisce dell’intelligenza senso-motoria.