

Capitolo 9
Nozione e fonti del diritto amministrativo
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sati, dati e notizie, o si impartiscono ordini, per organizzare o fornire indirizzi
operativi.
L’impugnabilità delle circolari
Il problema dell’impugnabilità delle circolari è piuttosto particolare, in quanto
legato alla loro natura di atti interni, che producono tuttavia effetti con rilevan-
za esterna, in via mediata, attraverso cioè l’adozione di atti diretti all’applica-
zione delle medesime.
Ne consegue che
non sono impugnabili
:
›
le circolari che non hanno un contenuto immediatamente precettivo;
›
le circolari con funzione soltanto interpretativa;
›
le circolari che non ledono diritti o interessi dei terzi.
Al contrario, se dall’emanazione di un atto amministrativo con il quale si dà at-
tuazione alle disposizioni contenute in una circolare amministrativa illegittima
derivano
lesioni nella sfera giuridica
dei destinatari, questi ultimi hanno titolo
per impugnare il provvedimento, in quanto quest’ultimo, e non la circolare, ha
rilevanza nei loro confronti.
Per alcuni, il fatto che dette norme interne facciano da fondamento per l’atto
lesivo, legittima (anzi obbliga) l’interessato a effettuare un’
impugnazione con-
giunta
dei due atti, in quanto quello interno si pone come motivazione dell’at-
to con eficacia esterna.
La prassi amministrativa
Diversa dalle circolari è la prassi amministrativa (diversa da quella parlamen-
tare, unica cui si suole attribuire notevole rilievo), che
si instaura di fatto
in
una determinata materia e orienta l’azione degli organi amministrativi come
una consuetudine conforme alla legge, pur non rappresentando una fonte di
produzione del diritto.
La prassi è strettamente collegata al
potere discrezionale
, nel senso che dove
esistono dei margini di scelta in relazione a possibili condotte, accade solita-
mente che l’uficio ne scelga una e ad essa si attenga per lungo tempo. Quan-
do ciò accade, la Pubblica Amministrazione si vincola in sostanza ad osservare
quella medesima regola di condotta per il futuro e in casi che presentano le
stesse caratteristiche.
Pur non costituendo fonte del diritto e non dovendosi confondere con la con-
suetudine che si traduce in comportamenti tenuti dalla generalità dei consocia-
ti e non dai soli addetti ad un uficio, secondo parte della dottrina costituirebbe
norma interna
. Secondo altra dottrina, la prassi
non darebbe vita a norme
, ma la re-
lativa violazione, se non accompagnata da congrua motivazione, si tradurrebbe
in violazione del dovere di coerenza che incombe sull’amministrazione nella
cura degli interessi pubblici. Dal diniego del carattere normativo
della prassi
discende quindi che la relativa
inosservanza
non genera il vizio di violazione di