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Risposte commentate
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La lirica arcaica monodica e corale
29) A.
Il termine
ἴ
αμβος anticamente designava un metro costituito da una sillaba
breve seguita da una sillaba lunga ( ) ma anche un genere di composizione poetica
di carattere aggressivo e di contenuto realistico.
Ἰ
αμβίζειν era l’equivalente di deride-
re, diffamare; Archiloco e Ipponatte furono i primi giambografi autori di una poesia
destinata a trattare argomenti di attualità e ad attaccare persone rivali o categorie di
persone. Queste composizioni non venivano cantate, come altri componimenti lirici,
bensì recitate con un’intonazione particolare e accompagnate dal flauto (come il reci-
tativo accompagnato proprio del melodramma moderno).
30) B
. In Archiloco l’amore è trattato con una grande varietà di sfumature ma la nota
dominante è quella di una magica e impetuosa energia che assale all’improvviso la persona
e ne disintegra ogni possibilità di difesa psicologica. Dunque è espressione dell’intensità
del desiderio tradotto in gesti visivi e non un atteggiamento malinconico e introspettivo.
Archiloco nel fr. 191W dice:
“
Così grande brama d’amore mi s’è insinuata nel cuore
e m’ha versato sugli occhi una gran nebbia,
rubandomi dal petto la tenera anima
”.
31) D.
Nel fr. 5W Archiloco afferma di essere stato costretto ad abbandonare lo scu-
do mentre combatteva contro i Sai (popolazione che abitava la Samotracia e il litorale
di Abdera di fronte a Taso), così però egli si è salvato la vita che vale molto di più dello
scudo. Comprerà infatti un altro scudo. Il tema è decisamente trasgressivo rispetto
alla tradizione epica, per cui era inconcepibile preferire la vita alla conservazione di
un’arma. Il motivo del poeta
ῥ
ίψασπις (che getta lo scudo), inaugurato da Archiloco,
avrà poi molta fortuna divenendo un
topos
nel corso dei secoli: lo riprenderanno Ana-
creonte (fr. 85G.), Alceo (fr. 428 V.), Orazio (
Odi
II,7).
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La lirica arcaica monodica e corale
32) B.
La parola greca «θρ
ῆ
νος» significa «lamento» ed è connessa col verbo
«θρ
έ
νειν» (lamentarsi). Era un sottogenere della lirica arcaica, noto poi a Roma sotto
il nome di epicedio, ed era un canto funebre.
33) A.
È Semonide di Amorgo (da non confondersi con Simonide di Ceo, risp. B)
l’autore arcaico di cui, accanto ad altri circa 200 frammenti di giambi, c’è giunto il
cosiddetto «ψόγος γυναικ
ῶ
ν», ovvero «biasimo delle donne»: il poeta paragona ogni
donna ad un animale, mettendone in luce i lati negativi.
34) D.
Nonostante il tono a tratti cupo e pessimistico, l’
Elegia alle Muse
non è opera
di Archiloco (risp. A) o di Ipponatte (risp. C), ma di Solone, che
in una prima parte rivela
la stessa ideologia delle altre opere, mentre nella
seconda si piega ad un netto fatalismo.