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Parte Seconda
I bisogni educativi speciali
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Le attività di sostegno didattico
ed è più spesso associata a severità, livello linguistico o QI, piuttosto che alle
caratteristiche specifiche dei diversi disturbi.
Un’altra novità introdotta dal nuovo manuale dei criteri diagnostici è il raggrup-
pamento dei sintomi in due categorie rispetto alle tre precedenti; più in partico-
lare, nel DSM-IV si parlava di:
>
menomazione della reciprocità sociale;
>
menomazione del linguaggio/comunicazione;
>
repertori ristretti e ripetitivi di interessi/attività.
Ognuna di queste tre categorie comprendeva quattro sintomi; per effettuare una
diagnosi di “disturbo pervasivo dello sviluppo” era necessario che fossero pre-
senti almeno sei sintomi, di cui almeno due nella prima categoria (menomazio-
ne della reciprocità sociale) e almeno uno per ciascuna delle altre due categorie.
Con il DSM-V le categorie di sintomi vengono ridotte a due:
>
deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale (che
comprende sia le difficoltà sociali che quelle di comunicazione);
>
comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive.
La diagnosi di “disturbo dello spettro autistico” richiede la presenza di almeno
tre sintomi nella categoria dei “deficit della comunicazione sociale” e di almeno
due in quella dei “comportamenti ripetitivi”.
Importanti novità sono l’eliminazione del “ritardo/menomazione del linguag-
gio” fra i sintomi necessari alla diagnosi e l’introduzione della “sensibilità inso-
lita agli stimoli sensoriali” come sintomatologia compresa tra i “comportamenti
ripetitivi”.
Ancora, mentre nel DSM-IV si parlava di esordio entro i 36 mesi di età, ora si
parla più genericamente di un esordio nella prima infanzia. Infine, se il bam-
bino presenta sintomi aggiuntivi sufficienti a rientrare nei criteri diagnostici di
un altro disturbo, secondo il DSM-V è possibile assegnare una doppia diagnosi.
Secondo la comunità scientifica internazionale, si tratta di un disturbo della
funzione cerebrale
: le persone autistiche manifestano una marcata compro-
missione dell’
integrazione sociale
e della
comunicazione
.
La sintomatologia varia molto da individuo a individuo, pur potendosi riscon-
trare tratti comuni. Gli autistici tendono alla chiusura sociale e all’isolamento,
spesso evitano di stabilire contatti visivi diretti, manifestando un’apparente ca-
renza d’interesse e di reciprocità relazionale con gli altri. Mostrano indifferenza
o, al contrario, ipereccitabilità agli stimoli. Adottano posture e sequenze tipi-
camente stereotipate (come torcersi o mordersi le mani, dondolarsi, compiere
complessi movimenti del capo etc.), ripetendole in modo ossessivo e, se sono in
grado di utilizzare il linguaggio verbale, si esprimono spesso in maniera bizzar-
ra, ripetendo parole, frasi o suoni precedentemente sentiti (
ecolalia
), immediata-
mente dopo l’ascolto o a distanza di tempo. Possono esplodere in crisi di pianto
o di riso, oppure diventare autolesionisti e aggressivi verso le persone e gli og-
getti. Nei confronti di questi ultimi, specialmente se hanno forme tondeggianti
o che possono ruotare (es. palle, biglie, trottole, eliche etc.), manifestano talvolta