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Parte Prima

La didattica dell’italiano

studio di altre discipline. Tale metodologia si rivela molto produttiva, in quanto, spo-

stando l’attenzione dello studente su contenuti disciplinari specifici, lo distrae dall’o-

biettivo di imparare una lingua diversa. Essa, quindi, si basa sul presupposto che non

c’è mezzo migliore per approfondire la conoscenza e l’uso di una lingua che usarla

per apprendere.

Attraverso un percorso che dal più semplice porta al più complesso, le nuove metodo-

logie proposte dalla glottodidattica considerano fondamentale sia la dimensione indi-

viduale, in cui lo studente approccia da solo il manuale, sia quella collettiva, in cui

invece attraverso attività rivolte all’intera classe i singoli sono coinvolti nel confronto,

nella rielaborazione e nella comunicazione di quanto acquisito. Sfruttare la lingua

per veicolare dei contenuti diversi dalla lingua stessa, dunque, sembra la condizione

migliore per implementarne l’uso e le competenze. In quest’ottica la partecipazione

del singolo alle attività del gruppo classe si rivela fondamentale. Per lo studente stra-

niero – che alla difficoltà di acquisizione della lingua di studio aggiunge quella della

lingua di base – è essenziale fare uno studio individuale semplificato, nel lessico e

nella lingua in genere, e facilitato, mediante la proposta di compiti progressivamente

più complessi che facciano da guida nella rielaborazione dei contenuti. Allo stesso

tempo è altrettanto importante, per lo straniero come per l’italofono, svolgere attività

di gruppo sugli argomenti più idonei ad approfondire la lingua e allo stesso tempo a

favorire lo scambio interculturale. In questo ambito specifico, svolge un ruolo di gran-

de importanza il

peer tutoring

, cioè un’attività che prevede la suddivisione della classe

in coppie o in gruppi all’interno dei quali si sceglie un elemento che svolga il ruolo di

docente e spieghi al compagno/i il tema da trattare. Questo tipo di apprendimento è

molto produttivo perché coinvolge gli studenti a più livelli:

linguistico

, perché sono

chiamati a esercitare la lingua per farsi capire meglio e allo stesso tempo comprende-

re, avendo anche più tempo a disposizione che in un contesto di classe normale;

di

obiettivi educativi

, perché anche lo studente con maggiori difficoltà riesce a svolgere

compiti che da solo non riuscirebbe a portare a termine e, allo stesso tempo, a dare il

proprio contributo;

psicologico

, in quanto proprio il successo nello svolgimento del

compito e il contributo dato accrescono la sua autostima.

Non bisogna dimenticare, infine, che la scuola è oggi tenuta a formare cittadini italia-

ni che siano al medesimo tempo cittadini dell’Europa e del mondo; valorizzare le

differenti identità e radici culturali significa, pertanto, anche educare alla convivenza,

trasmettendo i valori fondanti della tradizione nazionale, arricchiti da una gamma di

espressioni ed esperienze molto più cospicua rispetto a ieri.

In conclusione, nella gestione della classe plurilingue, che sta progressivamente di-

ventando la “normalità” del sistema scolastico italiano, i contributi della glottodidatti-

ca e degli studi sull’insegnamento della L2 si rivelano fondamentali per la soluzione

del problema linguistico, che sempre più va tenuto al centro dell’attenzione e dalla

cui risoluzione i singoli studenti, così come l’intero gruppo classe, possono ricavare

dei seri miglioramenti in termini di apprendimento e di serenità di studio.

In questa prospettiva, il plurilinguismo diventa un’imprescindibile risorsa per un mi-

gliore apprendimento dell’italiano anche per gli studenti italiani

, perché, come si leg-

ge ancora nelle

Indicazioni

nazionali

del 2012, “

l’educazione plurilingue e interculturale

rappresenta una risorsa funzionale alla valorizzazione delle diversità e al successo scolastico di

tutti e di ognuno ed è presupposto per l’inclusione sociale e per la partecipazione democratica

”.