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Capitolo 2

La didattica modulare e le competenze

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ziale (presente fin dai primi momenti) è stata incanalata verso delle strategie più

strutturate che hanno avuto come principale effetto quello di migliorare sensibilmen-

te le competenze delle persone coinvolte nell’accoglienza degli studenti stranieri, a

cominciare dagli insegnanti, supportati, in alcuni casi diventati eccellenze, dagli Enti

locali. La fase attuale è quella in cui la pianificazione degli interventi da mettere in

atto è sempre più strategica e costruttiva per il raggiungimento di una

efficacia

che

tuttavia, ancora oggi, non si riesce a definire.

Il passaggio che si sta cercando di compiere è quello dell’

inclusione

degli alunni stra-

nieri all’interno della classe, superando quindi il primo passo dell’

accoglienza

. In

quest’ottica, si sta tentando non tanto di avvicinare gli stranieri alla didattica tradizio-

nale di tutte le discipline, quanto piuttosto di adeguare la didattica stessa alla nuova

“essenza” della classe, che è plurilinguistica e multiculturale.

Un obiettivo così ambizioso passa oggi attraverso la considerazione di due aspetti im-

portanti:

1) individuare i principi didattici e pedagogici in grado di valorizzare le diversità sen-

za penalizzare le potenzialità del

gruppo

che compone la classe, creando un mo-

dello d’insegnamento che favorisca contemporaneamente la personalizzazione dei

percorsi e la costruzione delle conoscenze in gruppo e in un’ottica interculturale;

2) insegnare agli studenti stranieri innanzitutto la lingua di base, ma anche quella

“dello studio”, obiettivo questo che essi possono condividere con i loro compagni

italofoni, il tutto definendo un modello di insegnamento che offra la possibilità di

comprendere e rielaborare i contenuti indipendentemente dal livello linguistico

dello studente e in una misura che sia proporzionale alle sue capacità. In questo

modo sarebbe possibile garantire a italiani e stranieri il pieno sviluppo cognitivo

associato all’acquisizione dei contenuti necessari e, conseguentemente, maggiori

opportunità di successo scolastico e di prospettive per il futuro.

Alcune proposte metodologiche

La seconda considerazione conduce anche a una riflessione più ampia sul problema

linguistico nella scuola. Gli studi in merito, infatti, hanno rilevato che ad avere diffi-

coltà con la lingua “dello studio” non sono solo gli alunni stranieri, ma anche gli ita-

lofoni, che mostrano soprattutto povertà del lessico e incapacità di comprendere le

strutture sintattiche più complesse, con la conseguente difficoltà nell’acquisizione e

rielaborazione dei contenuti disciplinari specifici. Le riflessioni sulla didattica della

classe plurilingue, dunque, si rivelano l’occasione per fare i conti con alcuni problemi

generali dell’insegnamento della lingua nella scuola italiana, quali l’assenza delle at-

tività didattiche specifiche finalizzate alla comprensione dei testi da un punto di vista

analitico e all’esercitazione delle abilità comunicative richieste dallo studio e dalla

formazione. Trovare una soluzione a questo deficit, quindi, significa soddisfare un’e-

sigenza di tutta la classe nel fornire, a italiani e non, degli strumenti linguistici utili

per l’intera durata della carriera scolastica, oltre che per la formazione successiva.

Una proposta per la soluzione di questo tipo di problema sembra essere la metodolo-

gia didattica già applicata nelle classi Clil (

Content and Language Integrated Learning

),

cioè quelle classi in cui per facilitare e implementare l’apprendimento di una seconda

lingua (L2), normalmente l’inglese, questa viene usata come lingua veicolare per lo