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Parte Prima
Inclusività, interculturalità, riconoscimento e valorizzazione delle differenze
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mente dai tratti identitari e culturali rigidi ed esclusi dalla possibilità di negozia-
zione. Il secondo è l’apertura alla rilettura, sulla base della nuova conoscenza
dell’altro da sé, che comporta un’azione di decostruzione, reinterpretazione e
demistificazione dei tratti identitari della cultura di appartenenza. Affinché que-
ste azioni abbiano successo, è necessario che esse avvengano sia negli individui
della cultura che accoglie sia negli individui accolti.
La decostruzione, la reinterpretazione e la demistificazione hanno il potere di
scardinare il principale ostacolo alla costruzione dello spazio dell’incontro: il
pregiudizio negativo. “Pre-giudizio” è qualsiasi idea, opinione, giudizio, creden-
za che si forma prima della conoscenza reale, per sentito dire o per sentire col-
lettivo, ed è dato per vero e inconfutabile. Tutte le culture e tutti i rapporti tra
culture sono costruiti sui pregiudizi intesi come idee condivise su ciò che non
appartiene loro e di cui non si ha un’esperienza diretta sufficiente. Per evitare
che tali idee non condizionino negativamente il pensiero e l’azione degli indivi-
dui che appartengono a ciascuna cultura, occorre superare il pregiudizio attra-
verso un’operazione del pensiero: l’analisi delle idee, delle opinioni, delle creden-
ze collettive finalizzata alla relativizzazione e alla decostruzione.
La forma di pregiudizio più diffusa e dannosa per la costruzione di uno spazio
dell’incontro è il razzismo, che si fonda sull’idea aggregante e rassicurante di
unicità e superiorità propria di quasi tutte le culture. Nonostante tale idea sia
stata confutata e privata di ogni fondamento e legittimità sia scientifica che so-
ciale, essa continua a resistere, a rigenerarsi, a incarnarsi di continuo nelle cul-
ture o in alcuni gruppi di esse. Le idee di superiorità su cui si è fondato e si
fonda il razzismo possono declinarsi nelle varie forme di egemonia: culturale,
etnica, religiosa, di civiltà.
La scuola è l’agenzia di socializzazione primaria, che svolge un’azione educativa
duratura, capace di accompagnare gli individui in un percorso di assimilazione
riflessiva e critica della cultura propria e altrui. È un luogo aperto a tutti, in cui
ognuno è chiamato a cooperare su molteplici piani. Per queste sue funzioni e
caratteristiche, la scuola può essere il primo importante spazio fisico e teorico in
cui sperimentare pratiche nuove di incontro da interiorizzare. Dette pratiche
devono essere finalizzate a creare una conoscenza aperta, ma anche forme nuo-
ve di convivenza e cooperazione tra persone appartenenti a culture diverse.
La mente si costruisce sin dalla nascita attraverso la relazione con l’ambiente;
dunque cognizione e relazione sono strettamente correlate nella costruzione del-
la conoscenza e di ogni
forma mentis
. Per questo occorrono stili cognitivi plura-
li e nuovi per costruire una mentalità interculturale.
Oltre che attraverso la pratica didattica quotidiana, la scuola può rispondere a
questo bisogno educativo sostituendo alle certezze dogmatiche il relativismo, pro-
muovendo forme di accoglienza fondate sulla conoscenza reale e sullo scambio,
rimuovendo gli ostacoli che impediscono agli alunni e alle loro famiglie di culture
altre di entrare a far parte della comunità educante che è ciascun istituto scolasti-
co. Numerose e proficue sono le esperienze di mediazione culturale o l’attivazione
di corsi rivolti ad alunni e genitori oltre l’orario scolastico così come ogni inter-
vento mirato a promuovere conoscenza reciproca. La scuola può agire anche a un