Previous Page  25 / 36 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 25 / 36 Next Page
Page Background

Capitolo 1

Plurilinguismo, identità culturali e bisogni educativi

5

www.

edises

.it

ca forma di incontro che possa dar vita a una

forma mentis

nuova e realmente

inclusiva. La costruzione della nuova

forma mentis

dev’essere realizzata accan-

tonando ogni forma di etnocentrismo, combattendo i pregiudizi, alimentando il

dialogo. Tutto ciò può accadere soltanto attraverso l’attivazione di forme reali e

continue di ascolto reciproco, conoscenze e incontro privi di pregiudizio. Quello

del “meticciamento” è un modello che si fonda sulla pratica dell’incontro/scam-

bio/dialogo, che rende possibile nel tempo cambiare in maniera significativa e

profonda l’identità e il modo degli individui di pensare a se stessi e alla propria

comunità di appartenenza. Quando il meticciamento si realizza in modo pieno

e corretto, esso genera una nuova identità, costruita con il contributo delle cul-

ture originarie e comune a individui che hanno le più disparate provenienze.

Qual è, dunque, il compito della scuola? Per definirlo, occorre innanzitutto com-

prendere il ruolo che l’istituzione scolastica svolge nella realizzazione di una

società interculturale. È un ruolo cruciale, poiché la scuola è il luogo sia fisico

sia mentale di incontro e di scambio in cui avvengono forme importanti di me-

diazione culturale in un contesto strutturato. La scuola offre occasioni continue

per lavorare per decostruire i pregiudizi, per promuovere il decentramento cul-

turale anche attraverso lo studio delle discipline, per costruire, in situazione,

pratiche di relazione e di dialogo costruttivo.

Se la scuola italiana e le scuole europee intendono dunque realizzare il proprio

progetto in una prospettiva interculturale devono porsi innanzitutto l’obiettivo

dell’anti-etnocentrismo, che richiede l’attuazione di una rivoluzione culturale

dei saperi, non solo della storia e della geografia, che sono da sempre considera-

te cruciali in quest’ottica, ma del sapere tutto, promuovendo un’esplorazione

della conoscenza che tenga conto delle tradizioni culturali e delle forme di pen-

siero di ogni parte del mondo.

I processi di formazione dovrebbero essere in grado di promuovere cultura e

quindi una società più che pluriculturale, più che multiculturale: interculturale.

Come? Promuovendo conoscenza attraverso il dialogo, formando menti aperte e

guidate da forme di pensiero divergente, educando gli individui e la società a

una cultura autocritica.

Una volta fissati gli obiettivi e gli strumenti, la scuola deve individuare e formare

le figure guida di tali cambiamenti: mediatori culturali, docenti, educatori, pro-

fessionisti dotati di strumenti di carattere personale, quali la capacità di cogliere

la differenza come valore, l’attitudine all’ascolto e al dialogo, la capacità di co-

struire conoscenza stando “tra le culture”.

La loro azione quotidiana deve essere sorretta e ispirata da alcuni principi fon-

damentali: quello della “differenza come risorsa”, che dovrebbe guidare ciascu-

no di noi a prescindere dalla prospettiva interculturale; quelli di uguaglianza

(come esseri umani), parità dei diritti, tolleranza reciproca, dialogo come stru-

mento e scopo. Attraverso l’esercizio quotidiano di questi principi, è possibile

costruire uno spazio dell’incontro permanente, entro il quale costruire l’intercul-

tura e guardare se stessi, le proprie identità culturali, le proprie appartenenze

attraverso il filtro di una nuova lente.

Ma che cosa significa e come si pratica la rilettura della propria identità? E come

si costruisce la nuova identità condivisa? Il primo passo necessario è liberare la