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Parte Prima

Inclusività, interculturalità, riconoscimento e valorizzazione delle differenze

www.

edises

.it

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mettere al corrente il Dirigente e gli organi collegiali dello stato di fatto al fine

di stendere adeguati progetti formativi.

I progetti da attuare possono essere di due tipologie:

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corsi di lingua straniera per gli insegnanti e per tutti gli alunni;

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corsi di formazione per i docenti sull’insegnamento dell’italiano come L2.

L’obiettivo formativo consiste nella comprensione reciproca dei linguaggi.

Allo stato attuale, le scuole italiane possono anche attivare progetti di integrazio-

ne presentandoli alle Regioni, dalle quali provengono parte dei fondi, ma ciò

può avvenire soltanto se esse accolgono un numero di alunni stranieri pari alme-

no al 10% degli iscritti. Le Regioni, inoltre, possono attivare corsi di lingua ita-

liana per la comunità adulta di stranieri (EDA).

È importante sottolineare, in questa sede, che la realizzazione di un relativismo

culturale, che passa attraverso la realizzazione del plurilinguismo, rappresenta

oggi per il sistema scolastico italiano una sfida che può essere vinta solo attra-

verso coscienziosi interventi soprattutto da parte degli insegnanti. Più volte è

avvenuto, in questi anni, che gli alunni e gli studenti stranieri siano stati emar-

ginati, per difficoltà comunicative, e che si siano trovati a vivere in due comuni-

tà distinte di adulti non interagenti: la comunità rappresentata dalla propria fa-

miglia e la comunità scolastica. In ciò bisogna cogliere un fallimento che non

può essere ignorato. La Direttiva MIUR del 27 dicembre 2012 inserisce nei casi

urgenti di bisogni educativi speciali su cui intervenire le difficoltà di integrazio-

ne degli alunni stranieri.

1.2

 Le identità culturali

Una scuola e una società realmente inclusive sono mete possibili soltanto se ci si

pone come obiettivo la costruzione di una vita in comune fondata sul riconosci-

mento della differenza come tratto distintivo dell’umanità e di ciascun indivi-

duo. Non basta cogliere, accettare e accogliere ciò che è diverso da sé e dalla

cultura cui si appartiene, riconoscere la differenza altrui come valore potenziale;

occorre un mutamento di prospettiva molto più profondo. Attualmente siamo

ancora lontani nella realtà quotidiana e in quella scolastica da questa rivoluzio-

ne culturale, per questo lavoriamo ancora alla costruzione di una dimensione di

“integrazione” e cerchiamo di perseguirla attraverso interventi mirati a correg-

gere due tipi di differenza: l’appartenenza culturale; le abilità cognitive, sociali e

di vita.

Per quanto riguarda la prima differenza, le direttive europee in materia d’istru-

zione sottolineano l’esigenza di realizzare un modello di cittadinanza attiva che

si adatti alle caratteristiche della contemporaneità: complessità, fluidità, flessi-

bilità. La società e la scuola hanno come obiettivo da perseguire non più la sem-

plice accoglienza o l’integrazione, bensì l’intercultura. “Intercultura” vuol dire

cultura costruita in modo condiviso, nata dal confronto reciproco e dall’innesto

delle istanze, dei valori, delle visioni del mondo di tutti gli individui che appar-

tengono a una comunità. L’obiettivo a lungo termine è il “meticciamento”, l’uni-