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Parte Prima

Bambini, contesti di sviluppo e problematiche educative e didattiche

www.

edises

.it

gli agi e la protezione avuti dalle madri, dall’altro le donne hanno imparato ad es-

sere autonome sacrificando sull’altare della famiglia il tempo esclusivo da dedicare

ai mariti, facendo venire meno, in questo modo, il ruolo di sostitute-materne che

veniva chiesto dai coniugi. Questa

differenza di punti di vista e di aspettative di vita

,

combinata alla

crisi economica

, alla difficoltà di trovare lavoro e alla mobilità terri-

toriale ad esse connessa, ha provocato quella

fragilità dei nuclei familiari

che oggi

è sotto gli occhi di tutti. La disgregazione in atto dei nuclei familiari sta producendo

modelli educativi di riferimento diversi da quelli dei decenni passati. Spieghiamone

le differenze.

1.2.2

 Il contesto familiare come primo ambiente di vita, di educazione e

di apprendimento del bambino

Nella famiglia nucleare

i bambini

assistono alle

dinamiche relazionali

esistenti

tra i

genitori e tra loro e i genitori, e le assorbono

. Si tratta di dinamiche relazionali più

o meno stabili che condizionano lo

sviluppo della loro personalità

in positivo e in

negativo.

Vivere in un contesto familiare dove la

relazione tra i genitori

è una relazione

pa-

ritaria

, basata sul dialogo, consente al bambino di crescere serenamente, di impa-

rare a relazionarsi agli altri in maniera costruttiva, senza avere paura di dissentire,

né che gli altri possano dissentire. Le relazioni tra pari, in sostanza, si reggono

sull’

autostima dei soggetti interagenti

, che sono sereni nel presentare i propri pun-

ti di vista ed altrettanto sereni nell’accettare quelli degli altri. I soggetti che si rela-

zionano in maniera paritaria e serena con l’altro, manifestano un

comportamento

assertivo

.

Le

relazioni non paritarie tra genitori

sono caratterizzate da

combinazione ed alter-

nanza di comportamenti aggressivi e passivi

, che si reggono entrambi sulla

paura

.

Il

soggetto che manifesta passività

, cioè che accetta le decisioni altrui senza discutere,

pur non essendo d’accordo, lo fa perché teme che il suo “no” comporti l’allontana-

mento dell’altro:

ha paura di essere lasciato

. Il

soggetto che manifesta aggressività

,

cioè che agisce e decide con prepotenza senza dare all’altro la possibilità di espri-

mersi, lo fa perché teme il “no” dell’altro:

ha paura di perdere autorità e di essere

delegittimato

. In genere, coloro i quali manifestano comportamenti tendenzialmen-

te

aggressivi

sono stati

vittime del comportamento autoritario delle figure genito-

riali (carnefici)

,

dalle quali hanno imparato a

difendersi diventando a loro volta

carnefici

.

I bambini

, che assistono a dinamiche relazionali familiari caratterizzate

dall’alternanza di comportamenti passivi e comportamenti aggressivi,

imparano che

la “relazione a due” è una relazione asimmetrica

, composta dall’

alternanza di domi-

nio e accondiscendenza

. Questo

pattern

viene assorbito, condizionando negativamente

lo sviluppo della personalità infantile. Il bambino cresce senza imparare cosa vuol

dire dialogare, cosa vuol dire presentare la propria opinione e

non avere paura

di

farlo. È come se nel suo dizionario comportamentale mancasse il concetto “relazione

paritaria”. Ciò può comportare scompensi notevoli nella sua vita presente e futura,

relazionale e di coppia.