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Quesiti a risposta aperta su 24 CFU
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Quesito n. 2.3
Il candidato tracci a grandi linee le origini, gli sviluppi e l’oggetto di indagine della
pedagogia speciale.
L’interesse pedagogico verso i bambini con deficit nasce nel corso del diciottesimo
secolo. Il primo a parlare di «educabilità per tutti», sul finire dell’età dei lumi, fu il
medico ed educatore francese Jean Marc Gaspard Itard (1775-1838), il cui nome è
legato al caso del
Selvaggio dell’Aveyron
, un giovane dell’apparente età di 12 anni, ritro-
vato in una foresta della Francia meridionale. Il ragazzo viveva allo stato selvaggio:
non portava indumenti, aveva il corpo segnato da numerose cicatrici, non rispondeva
alle domande, non reagiva in alcun modo agli stimoli. I medici che lo visitarono attri-
buirono il suo comportamento asociale ad una sorta di «imbecillità costituzionale»,
ma Itard andò ben oltre e, imputando il ritardo psico-fisico del ragazzo alla condizio-
ne di abbandono in cui era cresciuto, si chiese se fosse possibile riuscire nell’impresa
di condurlo dallo stato selvaggio a quello civile e cioè di rieducarlo alla civiltà. Il ten-
tativo, reso famoso da una trasposizione cinematografica di Truffaut, non ebbe esito
positivo, perché il giovane era «ritardato congenitamente» e non poteva esserci spe-
ranza alcuna di «civilizzarlo». Tuttavia Itard, che nel 1801 ottenne di poter accogliere
il ragazzo nella propria abitazione, pur non riuscendo a scalfirne l’insensibilità e il
mutismo, ebbe successo nell’insegnargli una lingua basata sui segni e nel fargli com-
piere altri piccoli progressi, dimostrando in tal modo agli scettici che l’istruzione po-
teva migliorare la vita del giovane.
L’Ottocento è l’epoca delle riforme scolastiche, durante la quale, dietro la spinta
della cultura romantica
che
rifiuta ogni forma di riflessione razionalistica, cambia
gradualmente anche l’approccio all’educazione che deve privilegiare la
crescita interio-
re
dell’allievo, l’apprendimento delle
arti
e della
cultura umanistica
, lo sviluppo del
gusto artistico
, anche attraverso la valorizzazione del gioco come attività libera da ogni
condizionamento. Nondimeno, sulla scia del positivismo scientifico, i
bisogni educativi
speciali
restano rigorosamente circoscritti all’area medica che è impegnata nella misu-
razione delle
caratteristiche fisiche e intellettive
degli alunni delle scuole, con
ricerche
antropometriche e psicometriche
di tipo quantitativo, condotte per proporre modelli di
riforma delle istituzioni scolastiche.
Alla fine del secolo si afferma, anche ad opera del filosofo John Dewey (1859-
1952), l’
attivismo pedagogico
, un metodo educativo che si prefigge di creare un model-
lo di
scuola non convenzionale
. Una scuola, cioè, che focalizza il proprio interesse non
più sul docente ma sull’allievo e sulle sue esigenze (
puerocentrismo
), all’interno della
quale il compito del docente non è quello di trasmettere aride conoscenze ma di
guidare il discente nel processo di apprendimento, stimolandolo alla socializzazione
e al confronto mediante la progettazione e la realizzazione di laboratori e lavori di
gruppo. Influenzata da quest’impostazione, l’italiana Maria Montessori (1870-1952)
propende per un approccio pedagogico confrontato con l’osservazione scientifica.
La Montessori sperimenta e sostiene che i bisogni educativi speciali vanno affron-
tati anche dal punto di vista pedagogico e psicologico e non solo medico. Sotto la sua
guida nascono le prime
scuole magistrali ortofreniche
con
orientamento emendativo
, per




