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CHIRURGIA GENERALE

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Quadro clinico e strumentale

Traumi aperti

¾

Il coinvolgimento di un viscere cavo o di un organo parenchimatoso non è sempre diagnosticabile immediatamen-

te, per via della sintomatologia spesso scarsa e a lenta evoluzione

®

Le emorragie possono essere inizialmente modeste, ma in seguito prolungarsi per ore dando luogo ad un emo-

peritoneo massivo

®

La perforazione di un viscere cavo può essere inizialmente tamponata da parte dei visceri contigui o dell’omento

e dare un quadro clinico modesto; se non trattata può portare ad una peritonite con shock settico

¾

Come tutti i traumi, è importante raccogliere un’anamnesi patologica prossima il più accurata possibile, in modo

da ricostruire la dinamica dell’incidente

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Terminata l’anamnesi e l’esame obiettivo, a seconda dei casi è opportuno proseguire con indagini diagnostiche

strumentali come ecografia, RX, TC o RM dell’addome

®

Nei sospetti di perforazione di un viscere cavo, l’RX in prima battuta è utile per la ricerca di segni di perforazione

(es. aria libera in addome)

Traumi chiusi

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Se possibile, è ancora più importante la raccolta dell’anamnesi patologica prossima, in quanto spesso i pazienti

giungono con una diagnosi di trauma addominale senza specificare la sede o la gravità delle lesioni

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Spesso si ha la rottura del muscolo retto (eventualmente con lacerazione di rami dei vasi epigastrici), che a volte può

avvenire spontaneamente dopo contrazioni brusche della parete addominale

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La presenza di un’irritazione peritoneale può rendere il quadro clinico dubbio e non consente al paziente di loca-

lizzare il dolore

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Nel sospetto di ematoma post-traumatico, l’ecografia è necessaria per porre la diagnosi

Terapia

Iter diagnostico nel trauma addominale

Traumi aperti

¾

Nei traumi aperti di modesta entità (ferita che interessa solo la parete addominale o non gravemente contaminata)

è sufficiente la toilette chirurgica e la ricostruzione dei piani della parete

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Nelle ferite sicuramente o probabilmente infette, dopo la toilette il tessuto sottocutaneo non viene suturato, ma

“zaffato” con una garza antisettica, coperto con medicazioni avanzate e lasciato guarire per seconda intenzione

dopo posizionamento di uno o più drenaggi