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Parte Prima
Ambito normativo: il lungo cammino dell’integrazione
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Il Documento propone un nuovo modo di concepire e di attuare la scuola che,
«
proprio perché deve rapportare l’azione educativa alle potenzialità di ogni allievo,
appare la struttura più appropriata per far superare le condizioni di emarginazione
in cui altrimenti sarebbero condannati i bambini handicappati
».
La premessa è duplice. I soggetti con difficoltà di sviluppo, apprendimento e
adattamento:
>
devono essere considerati protagonisti della propria crescita;
>
posseggono potenzialità conoscitive, operative e relazionali spesso bloccate.
Nuovo è, dunque, il modo di considerare l’
alunno handicappato
, il quale non
è più visto come un «anormale» o un «minorato» ma come un soggetto che, pur
trovandosi in una situazione di deficit, ha tutto il diritto a non essere discrimi-
nato sul piano umano e sociale. Portatori di handicap, secondo la definizione
contenuta nel Documento, sono tutti quei «
minori che in seguito a evento mor-
boso o traumatico intervenuto in epoca pre-peri-post natale presentino una meno-
mazione delle proprie condizioni fisiche, psichiche e/o sensoriali, che li mettano in
difficoltà di apprendimento o di relazione
».
L’organizzazione didattica, dal canto suo, deve favorire i
processi di socializ-
zazione
e valorizzare, ai fini dell’apprendimento, accanto all’
intelligenza logico-
astrattiva
, anche l’
intelligenza sensorio-motrice e pratica
.
Il Documento suggerisce di privilegiare la
scuola a tempo pieno
, da intendersi
«
non come somma dei momenti antimeridiano e pomeridiano non coordinati fra
di loro, ma come successione organica ed unitaria di diversi momenti educativi
programmati e condotti unitariamente dal gruppo degli operatori scolastici (cul-
turale, artistico-espressivo, ricreativo o ludico), aperto anche ad agenti culturali
esterni alla scuola, di ricerca e di esperienza personale e di gruppo, di attività
socializzante
».
L’indicazione fondamentale è quella relativa all’
unità degli interventi
per «
se-
parare il meno possibile le iniziative di recupero o di sostegno dalla normale attività
scolastica, alla cui ricca articolazione si affida il compito di offrire a tutti, nell’am-
bito dei gruppi comuni, possibilità di azione e di sviluppo
»
.
In questo modo si
cerca
«
di non legare i vantaggi dell’intervento individualizzato agli svantaggi della
separazione dal gruppo più stimolante degli alunni normali
».
Tuttavia, il Documento precisa che la frequenza di scuole comuni da parte di
bambini handicappati non implica il raggiungimento di mete culturali mini-
me comuni. Lo stesso
criterio di valutazione
dell’esito scolastico deve fare
riferimento al grado di maturazione raggiunto dall’alunno sia globalmente sia
a livello degli apprendimenti realizzati, superando il concetto rigido del voto
o della pagella.
La realizzazione di questo nuovo modo di essere della scuola passa attraverso la
determinazione degli
obiettivi
e la valutazione dei
risultati
. Al riguardo risulta
fondamentale «
l’affermazione di un più articolato concetto di apprendimento, che
valorizzi tutte le forme espressive attraverso le quali l’alunno realizza e sviluppa
le proprie potenzialità e che sino ad ora sono state lasciate prevalentemente in