

Capitolo 1 -Il latino nella scuola italiana
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Squilibrio tra il peso delle materie linguistico-letterarie rispetto a quelle scientifiche.
Siamo in un contesto precedente alla riforma Gelmini che ha operato una
riorganizzazione del monte-ore delle varie discipline in favore del mondo
scientifico rispetto a quello linguistico-letterario (ovviamente in misura di-
versa a seconda dei vari indirizzi liceali).
Alla luce di tali dati, l’associazione ha posto «ad esperti di chiara fama, con
competenze ed orientamenti differenziati»
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i seguenti quesiti:
1) Latino, perché?
2) Latino: obbligatorio, opzionale o da abolire?
3) Latino: per chi (per quali indirizzi scolastici)?
Tali domande sono nate dall’idea che l’
eccezionalità italiana nel contesto dei
paesi occidentali
costituisca una vera e propria anomalia: in una società pro-
fondamente mutata rispetto a quella che in età gentiliana ha partorito l’ossatu-
ra della scuola italiana (al di là delle varie modifiche più o meno significative
succedutesi nel tempo), si invoca «una riforma della scuola secondaria o una
sua rivisitazione che ne ricostituisca una coerenza mirata a rispondere ai pro-
blemi della scuola e della società dell’oggi»; ci si chiede «perché l’articolazione
e il peso dell’insegnamento delle lingue classiche in Italia differiscano così
significativamente dalla maggior parte dei paesi dell’Occidente e se vi siano in
proposito valide ragioni».
Particolarmente interessante, poi, è una vera e propria rassegna delle tesi
pro
e
contro
l’insegnamento e lo studio del latino riportate nella tabella di pagina
seguente.
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Gli esperti interpellati sono stati: Luigi Berlinguer, già Ministro della Pubblica Istruzione,
dell’Università e della Ricerca; Carlo Bernardini, docente di Fisica presso l’Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”; Maurizio Bettini, professore di Filologia Classica presso l’Uni-
versità degli Studi di Siena; Tullio De Mauro, già Ministro della Pubblica Istruzione; Rosario
Drago, responsabile dell’ufficio legislativo dell’ANP (Associazione nazionali presidi) e ispet-
tore presso il Dipartimento dell’istruzione della Provincia autonoma di Trento.