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Parte Prima - L’insegnamento di Lingua e cultura latina

comportamenti, valori (tutti aspetti che non trovano più origine nell’intellet-

tuale stesso).

Tornando ora alla realtà della scuola, da questa disamina rapida e sommaria,

appare chiara la complessità dell’attività di docenza, alla quale non sembra ve-

nire incontro l’iter di riforme strutturali messe in campo dal Ministero dettate

per lo più spesso esclusivamente da esigenze di cassa.

Proprio in questo processo di cambiamento,

la lingua e la cultura latina hanno

subito un notevole

ridimensionamento

: che senso ha lo studio di questa disci-

plina nell’era tecnologica? Dedicare una fetta non indifferente del monte-ore

liceale al latino appare un “investimento ancora redditizio” oppure è solo un

vuoto omaggio a una tradizione che rischia di tarpare le ali a un futuro che si

vuole inutilmente rifiutare?

Un attacco molto agguerrito alla presenza del latino negli indirizzi liceali è pre-

sente nel documento

Latino perché? Latino per chi? Confronti internazionali per un

dibattito

, del maggio 2008, elaborato dall’associazione TreeLLLe (associazione

no profit

che ha come obiettivo il «miglioramento della qualità dell’

education

– educazione, istruzione, formazione»). L’associazione ha operato un’analisi

dei dati della scuola italiana inserendoli in un contesto più vasto costituito dai

paesi dell’OCSE. Da tale studio sono emerse le seguenti eccezionalità della

realtà italiana:

>

>

Elevata percentuale di studenti impegnati in studi relativi al mondo antico

. A fronte

di una percentuale di studenti di lingue classiche che oscilla tra l’1 e il 2%

negli Stati Uniti e Gran Bretagna, tra il 5 e l’8% in Germania, il 19% in Fran-

cia, in Italia si riscontra una quota molto più alta, pari al 41% degli studenti

(dati relativi al 2005). Il perché di tale squilibrio risiede nel fatto che il latino

è previsto come insegnamento obbligatorio in quasi tutti i tipi di licei (con

la riforma targata Gelmini ben poco è cambiato visto che la disciplina è stata

soppressa del tutto solo nel triennio finale del Liceo linguistico). All’estero,

invece, tali materie risultano per lo più opzionali

1

.

>

>

Elevato numero di studenti con debito formativo in latino e greco.

Se le varie discipli-

ne contano un numero di alunni con il debito pari al 10% dell’intero corpo

studentesco, per il latino e il greco la percentuale è pressoché simile alla

matematica, arrivando al 40%.

>

>

“Femminilizzazione” del liceo.

Ulteriore particolarità è costituita dal fatto che i

licei rappresentano la scelta preferita dalle ragazze, presenti per il 60% fino

ad un massimo del 69% nel caso del classico.

>

>

Sproporzione nella distribuzione geografica dei licei.

Sono gli studenti del Meri-

dione a privilegiare gli indirizzi liceali (50% del totale degli iscritti nazionali

contro il 20% del Centro e il 30% del Nord).

1

 I paesi in cui le lingue classiche risultano obbligatorie almeno in un indirizzo di studi me-

dio-superiore sono: Austria (latino); Danimarca (latino); Grecia (greco antico); Italia (latino

e greco); Paesi Bassi (latino e greco).