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Capitolo

Il latino nella scuola italiana

In questo capitolo esamineremo la presenza del latino nel contesto scolastico

italiano alla luce delle trasformazioni che la riforma Gelmini ha imposto in

termini di monte-ore, obiettivi, finalità.

1.1

 Perché studiare/insegnare il latino?

L’attività didattica negli ultimi decenni ha conosciuto profonde trasformazio-

ni che trovano spiegazione nei cambiamenti significativi che si sono registrati

nell’ambito delle strutture sociali, dei modelli gnoseologici e della comunica-

zione. L’obbligatorietà della frequenza scolastica ha determinato la formazio-

ne di una “scuola di massa”, il che ha comportato la necessità di assicurare a

un’utenza più vasta una

pluralità di curricula

formativi

. Ancora più significati-

ve le conseguenze derivate dalla cosiddetta “rivoluzione copernicana” che si è

avuta in ambito gnoseologico: all’idea che la conoscenza passi da una posizione

“forte” ricoperta dal docente a una “debole” propria del discente, si è sostituito

un modello di apprendimento “costruttivista” in base al quale docente e di-

scente concorrono entrambi all’elaborazione del sapere, per cui la falsa conce-

zione del professore “sole” intorno al quale deve ruotare lo studente “satellite”

si è drasticamente ridimensionata.

Lo sviluppo, inoltre, di nuove forme di comunicazione di massa sempre più

potenti e sempre più pervasive (televisione, internet, social network) ha sot-

tratto alla scuola l’esclusività del ruolo di soggetto formatore per le nuove ge-

nerazioni: essa, pertanto, oggi è solo

uno

degli attori che opera nella creazione

e trasmissione del sapere (e probabilmente neanche il più attrattivo). A tutto

questo si aggiunga la crisi ormai acclarata della struttura familiare tradizionale

che rende più vulnerabile il giovane studente e si riverbera inevitabilmente

sull’istituzione scolastica: in mancanza di una guida genitoriale autorevole e

forte si chiede spesso alla scuola di supplire a tale funzione nell’imporre ai

giovani modelli di comportamento corretti. Appare chiaro, allora, come la fun-

zione dell’insegnante sia stata investita di maggiori responsabilità; situazione

alla quale, però, ha fatto seguito paradossalmente un ridimensionamento del

suo prestigio sociale che, peraltro, il docente condivide con la figura dell’intel-

lettuale, trasformatasi negli ultimi anni da “legislatore” ad “interprete”: da un

ruolo attivo nella formazione del senso (ruolo che la comunità formalmente gli

attribuiva e gli riconosceva) si è passati a una più modesta funzione “esegetica”

consistente nel contribuire al processo di comprensione di regole, modelli di