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L’insegnamento della geografia nella scuola italiana

3

Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento la retorica della patria

alimenta il consenso anche attraverso l’enfasi attribuita allo studio dei confini

naturali. Si diffonde inoltre il sentimento di superiorità della razza indoeuropea

e la Geografia e la cartografia ne costituiscono il supporto ideologico. Lo stesso

Collodi, ne

La geografia di Giannettino

del 1887, scrive: “L’Europa può dirsi la

sede della civiltà e del progresso, il grande emporio del commercio, delle arti,

della scienza, dell’industria, la dominatrice del Mondo”.

La

riforma Gentile

del

1923

5

lascia la Geografia a metà del guado tra le nobili

discipline umanistiche e quelle popolari scientifiche, senza definire una sua

precisa identità. Tuttavia l’affermazione del paradigma determinista, ispirato

dalle scuole geografiche germaniche, consolida il ruolo della Geografia quale

strumento politico per giustificare il colonialismo, il patriottismo e la superiorità

della razza.

I

nuovi programmi ministeriali

vengono

emanati nel 1945

6

per la scuola elemen-

tare e materna, alla cui stesura partecipa Carleton Wolsey Washburne, pedagogo

americano in forza alle truppe alleate di liberazione. I programmi spazzano via

dalla scuola italiana ogni dogmatismo fascista e avviano un nuovo corso, ispi-

rato all’attivismo di John Dewey. Alcuni importanti elementi innovatori sono

l’abolizione della distinzione tra scuole urbane e scuole rurali e tra scuole ma-

schili e scuole femminili. Le attività scolastiche perdono la loro connotazione

autoritaria e competitiva e sono animate da uno spirito comunitario e fondato

sull’autogoverno, sulla responsabilità individuale e collettiva.

In questo contesto la Geografia viene centrata sullo studio degli aspetti fisici e

morfologici del territorio, dei fenomeni meteorologici e dell’astronomia mentre

la parte inerente la geografia generale è delineata superficialmente.

I

programmi

del

1955

7

avviano la svolta epistemologica della disciplina. La Ge-

ografia diventa scienza interdisciplinare e trova solidi legami con la Storia e le

Scienze naturali. La statica descrizione del territorio lascia spazio all’interpre-

tazione delle dinamiche spaziali, alla decodifica delle strutture e dei simboli.

La geografia plasmata del determinismo lascia il posto al paradigma possibilista,

che pone al centro dello studio la regione come spazio di incontro interattivo

tra uomo e natura. L’uomo, in quanto fattore di modifica del paesaggio, diviene

centro dello studio geografico.

I

programmi della scuola elementare

8

del

1985

si rinnovano e vengono ulte-

riormente delineati i nodi fondanti della disciplina. Agli alunni si insegna ad

5

Riforma Gentile, più atti ricompresi nel RD 577/1928.

6

DM del 9 febbraio n. 459 e D.Lgs 24 maggio n. 549.

7

Programmi didattici per la scuola primaria del 1955, Decreto Presidente della Repubblica

14.06.1955, n. 503.

8

Programmi della scuola elementare, DPR 12.02.1985, n 104.