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Premessa

 Didattica oggi e didattica dell’informatica  

3

le console per videogiochi. “Se per noi imparare significava leggere-studiare-

ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risol-

vere i problemi in maniera attiva”. I bambini cresciuti con console e cellulare

sono “abituati a vedere la risoluzione di compiti cognitivi come un problema

pragmatico”

2

.

I nativi digitali crescono, apprendono, comunicano e socializzano all’interno

di questo ecosistema mediale, il

brave new world

dell’informazione e della for-

mazione digitali e globalizzate.

L’insieme di questi comportamenti è definito da Henry Jenkins come la nuo-

va “cultura partecipativa informale” dei nativi. “La cultura partecipativa dà un

forte sostegno alle attività di produzione e condivisione delle creazioni digitali

e prevede una qualche forma di mentorship informale, secondo la quale i par-

tecipanti più esperti condividono conoscenza con i principianti. All’interno

di una cultura partecipativa, i soggetti sono convinti dell’importanza del loro

contributo e si sentono in qualche modo connessi gli uni con gli altri”

3

.

1.2

 Noi, docenti di oggi! Gli immigrati digitali

L’espressione

Gutenberg native

identifica i soggetti nati, cresciuti e formati all’in-

terno dell’universo sociale ed economico della

galassia Gutenberg

, ossia una so-

cietà e un’economia caratterizzate dalla diffusione della produzione industria-

le di massa, dai mezzi di comunicazione di massa (radio, cinema, televisione)

e da una modalità di relazioni sociali e comunicative caratterizzata dalla passi-

vità della maggior parte del corpo sociale rispetto alle decisioni politiche e ai

consumi materiali e immateriali. Prensky li identifica come

immigrati digitali

(

digital immigrants

) in quanto nati prima dell’avvento delle nuove tecnologie,

formati in una cultura dominata dal modello Gutenberg della parola stampata.

Gli immigrati digitali

,

al contrario dei nativi, hanno dovuto imparare il linguag-

gio digitale come un nuovo idioma differente da quello materno, e anche se

sono in grado di parlarlo mantengono un forte accento natìo. Hanno acquisito

le loro competenze e continuano a formarsi e a formare utilizzando la tecno-

logia come uno strumento passivo, per lo più per scopi di documentazione

personale, ma più raramente per condividere e scambiare informazioni.

La differenza fondamentale tra nativi digitali e immigrati digitali è netta: men-

tre i primi si avvicinano alle nuove tecnologie con la naturalezza e la disinvoltu-

ra proprie di chi si muove in un territorio sicuro, i secondi utilizzano Internet a

scopo informativo solo come seconda scelta, prima magari leggono il giornale,

consultano l’enciclopedia o ascoltano il telegiornale. Ancora, per imparare ad

usare un programma leggono il manuale, invece di imparare ad usarlo da soli.

2

 P. Ferri,

Nativi digitali

, Pearson Italia, Milano-Torino 2011.

3

 H. Jenkins,

Culture partecipative e competenze digitali

, Guerini Studio, Milano 2010.