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Scienze e tecnologie informatiche

1.1

 Noi, ragazzi di oggi! I nativi digitali

Nel 2001 Marc Prensky, esperto di tecnologie digitali applicate all’apprendi-

mento e

famoso creatore di videogiochi educativi, prese coscienza di un radi-

cale cambiamento in atto da parte degli studenti. La cosa che lo lasciava scon-

certato era che gli studenti non avevano cambiato solamente il loro stile, il

loro modo di vivere, il loro modo di parlare, proprio come era successo per le

generazioni passate, ma si era posta in essere una discontinuità (“Si potrebbe

anche chiamare singolarità, un evento che cambia le cose così profondamente

che non si può più tornare indietro”, afferma Prensky).

Prensky faceva riferimento ad una nuova generazione, composta da ragazzi

che crescono circondati da computer, musica digitale, smartphone, per i quali

Internet e la messaggeria istantanea rappresenta quasi una religione. Per que-

sti ragazzi, che secondo lui e molti altri studiosi hanno perfino modificato il

modo di pensare e di percepire le cose, egli ha coniato un termine: “Qualcuno

si riferisce a loro come la generazione di Internet o generazione digitale. Ma

la migliore designazione che ho trovato per loro è quella di

nativi digitali

. I

nostri studenti sono tutti ‘nativi parlanti’ di un linguaggio digitale di computer,

videogiochi e Internet”.

I nativi digitali

(

digital native

) fanno un uso continuo della tecnologia, “muovo-

no storie, suoni e immagini da un territorio all’altro” e da uno schermo all’al-

tro: notebook, netbook, smartphone, iPod, iPad. Si è parlato di loro come di

una generazione di schermo-dipendenti (gli

screenagers

), perché, in effetti, il

loro canale di ingresso privilegiato diventa lo schermo: quello del PC, dello

smartphone, della TV digitale, del tablet.

Hanno una diversa percezione del tempo. Sono

multitasker

, cioè riescono a fare

più cose contemporaneamente: fanno i compiti, mandano un messaggio, chat-

tano con un amico, tutto nello stesso tempo, e riescono a farlo molto bene!

Non percepiscono e non inquadrano la vita senza la tecnologia poiché non

hanno assistito al passaggio da analogico a digitale. Non riescono a immaginare

la gestione delle “loro cose”, delle loro abitudini, senza computer, senza cellu-

lare, senza Internet e senza tutti gli accessori di questo “mondo digitale”. Il loro

principale pensiero? Essere sempre online, tornare a casa, aprire il loro compu-

ter, connettersi a Facebook, caricare le foto con gli amici, aggiornare il proprio

profilo, lasciare commenti sul blog, chattare. Cercano la loro comunità, la loro

“tribù”, una grande famiglia virtuale in cui ogni persona che incontrano di-

venta automaticamente loro amica, anche se, probabilmente, non l’hanno mai

vista. Sono quei bambini che già a cinque anni sanno usare un mouse e a otto

aiutano la mamma a mandare un SMS con il cellulare. Sono quei ragazzi che

utilizzano Skype per telefonare e Facebook per scambiarsi foto.

Bambini e ragazzi fino a dodici anni rappresentano la prima generazione che

può essere definita

hi-tech

, in quanto pensa, agisce e apprende in modo diver-

so dagli altri ragazzi più grandi. Nelle loro case, i media digitali sono sempre

più presenti insieme alle esperienze di intrattenimento, socializzazione e for-

mazione che vengono mediate e vissute attraverso Internet, i social network e