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Capitolo 2
Le caratteristiche del linguaggio
cinematografico
I film dei Lumière, così come quelli di Méliès, non erano altro che teatro filmato.
Come già accennato, la macchina da presa era infatti fissa e immobile, i personaggi
venivano ripresi sempre a figura intera – era dunque riprodotta la stessa distanza
che separava lo spettatore dagli attori sul palcoscenico – e le scenografie ricordavano
quelle teatrali. Lo stesso montaggio venne utilizzato da Méliès esclusivamente come
un ulteriore espediente per realizzare i suoi trucchi e non come una soluzione tecni-
ca per sfruttare le capacità narrative del mezzo cinematografico. Non potendo una
sola inquadratura contenere tutta l’azione esposta, sin dai primi anni di diffusione
del cinema alcuni registi si posero il problema di come frammentare il racconto in
più inquadrature collegate tra loro. Essi sperimentarono soluzioni che si rivelarono
fondamentali per la nascita del linguaggio cinematografico, ma prima di analizzare
tali contributi, è bene soffermarsi sugli elementi che compongono tale linguaggio:
l’inquadratura, i movimenti di macchina, il montaggio, l’illuminazione, il suono.
2.1
L’inquadratura
L’inquadratura può essere definita come l’
unità di base del linguaggio cinematogra-
fico
. Essa consiste nell’immagine ripresa in continuità di un dato spazio in un certo
tempo, ed è costituita da un determinato numero di fotogrammi.
La
successione di più inquadrature
che mostrano in modo continuo delle azioni
compongono una
scena
; a sua volta un
insieme di scene
forma la
sequenza
, che è
un’unità narrativa autonoma.
Un oggetto può essere filmato in tanti modi differenti (dall’alto o dal basso, da vicino
o da lontano, ecc.) e tutto dipende dal senso che si vuole dare a quanto viene ripre-
so, poiché ogni scelta esalta o aggiunge nuovi significati a quelli propri dell’oggetto
inquadrato. L’inquadratura può essere definita in base a due parametri principali:
da un lato la
quantità dello spazio
rappresentato e la
distanza
tra la macchina da
presa e gli oggetti filmati, dall’altro la
posizione
che occupa la macchina da presa
rispetto all’oggetto da inquadrare. Riguardo al primo parametro, la cosiddetta
scala
dei campi e dei piani
(si parla di campo quando a dominare l’inquadratura è lo spa-
zio e di piano quando invece a essere centrale è la figura umana) distingue i tipi di
inquadratura descritti di seguito.
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>
Campo lunghissimo
(C.L.L.): visione che abbraccia un intero ambiente in modo
talmente ampio che la figura umana non appare visibile (si usa generalmente per
inquadrature all’aperto, per mostrare lo spazio in tutta la sua vastità).