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Capitolo 1

La storia della fotografia

1.1

 L’invenzione e i suoi pionieri

Quella della fotografia è un’invenzione con più padri, alquanto complicata da rico-

struire e strettamente connessa agli eventi storici da un lato e ai progressi tecnologici

dall’altro. La nascita della fotografia, fissata per convenzione al 7 gennaio 1839 – data

della presentazione ufficiale della

dagherrotipia

all’

Accademia delle Scienze

di Parigi –,

deriva dall’unione di due correnti distinte di studi: la prima, dedicata ai fenomeni ot-

tici, porta all’evoluzione della camera oscura; la seconda alla messa a punto di sostan-

ze chimiche, reattive in caso di esposizione alla luce. Louis-Jacques Mandé Daguerre,

al quale la

dagherrotipia

deve il nome, non si può però considerare il padre della

fotografia. È, infatti, determinante il contributo dell’

eliografia

di Joseph-Nicéphore

Niépce. Il procedimento

positivo-negativo

si deve, invece, a William Henry Fox Tal-

bot, il quale perfeziona la

talbotipia

in calotipia grazie ai suggerimenti ricevuti da

John Herschel, inventore, a sua volta, della tecnica di

fissaggio

, nonché dei termini

fotografia

,

positivo

e

negativo

1

.

È importante considerare che nella messa a punto dei procedimenti di sviluppo

dell’immagine, i pionieri della fotografia – in particolare Daguerre per il bianco

e nero, Eastman per il colore – si attengono al

funzionamento dell’occhio umano

.

Non a caso, la macchina fotografica viene spesso presa a paragone per spiegare il

meccanismo della visione

: l’iride corrisponde al diaframma, la retina alla pellicola,

il cristallino e la cornea all’obiettivo. Il diaframma si comporta esattamente come

il muscolo dell’iride, aprendosi o chiudendosi a seconda dell’incidenza della luce e

permettendo la messa a fuoco. L’analogia tra occhio e macchina vale anche per la

visione dei colori. La retina si comporta come la pellicola: i coni consentono di rico-

struire i colori, mentre i bastoncelli sono i sensori responsabili della visione del nero

e del bianco. Studiando il funzionamento delle lenti e dei prismi, gli scienziati hanno

scoperto che nella luce bianca sono presenti le frequenze di tutti i colori dell’iride.

La luce bianca può, quindi, essere composta e ricomposta a piacimento. Mentre la

normale emulsione della pellicola dà forma al bianco e nero, ciascuno dei tre stra-

ti dell’emulsione a colori impressiona un colore diverso: analogamente ai coni e ai

1

 Per una più approfondita trattazione dell’invenzione della fotografia di quella che si presenta

qui, da una bibliografia pressoché sterminata consigliamo in particolare: J.-A. Keim,

Breve storia della

fotografia

, Einaudi, Torino, 2001; D. Mormorio,

Una invenzione fatale. Breve genealogia della fotografia

,

Sellerio, Palermo, 1985; B. Newhall,

Storia della fotografia

, Einaudi, Torino, 1997; I. Zannier,

L’occhio

della fotografia. Protagonisti, tecniche e stili della “invenzione meravigliosa”

, Carocci, Roma, 2007.