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Insegnanti, salute negata e verità nascoste
sull’insegnante (
che lavora poco
), si somma lo stigma tipico della
patologia mentale;
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la situazione diventa poi insostenibile quando, come Lei scrive, “
mio
marito mi chiede addirittura se sono matta”
. Ricordo bene quando nel
2005, dopo la presentazione del mio primo libro dal titolo
Scuola di
follia
, un’insegnante corse da me urlando che avrebbe comprato il
testo per quell’incredulo di suo marito. Questa è la realtà dalla qua-
le si parte: nemmeno la persona che ci vive accanto riesce a capirci.
Ancora peggio è quando l’insegnante, gravato/a da stereotipi e bia-
simo, resta emarginato/a e assolutamente disorientato/a;
>
>
“
Io dopo questo distacco mi sono curata”
: questa decisione ha rappre-
sentato il punto di svolta della Sua storia. Purtroppo sono ancora
pochi coloro che trovano la forza di rialzarsi per ricostruire la pro-
pria vita professionale, con slancio ed entusiasmo, trasformando
la sofferenza personale in esperienza per la fortificazione di se
stessi. Il più delle volte ho osservato docenti che dopo una
inidonei-
tà temporanea
sono tornati ad insegnare: ricordo solo insuccessi e
ricadute a seguito di ciò. Nel suo caso, tuttavia, nutro la speranza
che questo non accada perché scrive che tornerà a insegnare come
persona nuova
. Quella
vecchia
– in base alla mia esperienza – sareb-
be assai probabilmente andata incontro a un penoso fallimento.
In bocca al lupo... e faccia leggere queste righe a suo marito (al quale
vanno i miei saluti).
1.2
Il
burnout
arriva senza preavviso
Nell’80% dei casi, la malattia professionale prevalente tra gli inse-
gnanti presenta una diagnosi psichiatrica, proprio in virtù del fatto
che quella dell’insegnante è una
helping profession
a rischio di usu-
ra psicofisica. La testimonianza di Anna, di seguito riportata con
le consuete cautele, fornisce numerosi spunti di riflessione di cui
vogliamo far tesoro rispettando l’ordine in cui ci vengono esposti.
La lettera di Anna
Gentile dottore,
scrivo la mia storia non senza difficoltà e un po’ di vergogna.
Sono una docente di lettere presso una scuola media del centro Italia ed ho
quarantanove anni. Il mio percorso lavorativo è stato faticoso. Mi sono lau-
reata in una grande città, amavo la letteratura, ma non avrei mai imma-