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Il corpo inclusivo

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Se i poeti mitici greci, come Omero, esaltano le prodezze fisi-

che, Platone professa una concezione assai classica del corpo,

un corpo che è il luogo transitorio dell’esistenza nel mondo

di un’anima immortale.

Per Platone, infatti, la salute ed il pieno sviluppo fisico sono

delle virtù nella misura in cui sono al servizio dello sviluppo

e dell’attualizzazione dei valori morali ed intellettuali. L’ani-

ma, puramente immateriale, appartiene alla totalità metafi-

sica e la reintegra allorché il corpo perisce. Questo è alle di-

pendenze dell’anima e, secondo il mito del carro alato, delle

sue tre virtù principali: temperanza, coraggio e giustizia.

Una concezione, quella di Platone, in cui è l’anima a identifi-

carsi con l’uomo, mentre il corpo diviene uno strumento, un

oggetto, mosso dall’anima stessa o, peggio ancora, un invo-

lucro in cui l’anima è contenuta. Certamente la prospettiva

di Platone tiene conto dell’influenza della “tradizione orfico-

pitagorica, per la quale l’anima preesiste al corpo, anzi è da

esso imprigionata nella vita terrena”

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(Berti, 2007).

È così che Platone delinea le fondamenta per una successiva

riflessione che dovrà investigare sia sulla intrinseca costitu-

zione dell’uomo, quanto sulla effettiva possibilità di un iti-

nerario antropologico che sorga con la negazione del corpo.

L’influsso della ascesi platonica, riesaminata dal Neo-platoni-

smo e corretta dal Cristianesimo, tornerà ripetutamente nel-

la storia della filosofia, particolarmente negli indirizzi di tipo

spiritualista (Melchiorre, 1988).

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Aristotele, più razionalista di Platone, interpreta l’uomo

come forma (1’anima) in cui si attua una certa quantità di

materia (il corpo).

2

 Berti, E. (2007).

In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia

antica

. Bari: Laterza, p. 141.

3

  Melchiorre, V. (1988).

Il corpo

. Brescia: La Scuola, p. 49.