Previous Page  31 / 32 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 31 / 32 Next Page
Page Background

Capitolo 24

Le sindromi genetiche e la disabilità intellettiva

345

www.

edises

.it

non vengano adeguatamente «compresi» e dove manchi una relazione educativa

costruita sulla fecondità dello scambio, può avere sui processi motivazionali del

disabile conseguenze devastanti.

L’insegnante, perciò, deve sforzarsi di stabilire con l’allievo mentalmente debole

un rapporto improntato sul

confronto

, sulla

fiducia reciproca

e soprattutto sulla

collaborazione

, adottando la più ampia disponibilità a focalizzare, interpretare

e, per quanto possibile, soddisfare i bisogni specifici di cui l’allievo è portato-

re. In particolare, il docente deve tener conto del fatto che il disabile apprende

molto lentamente e che il suo apprendimento si attua prevalentemente

per imi-

tazione

di ciò che vede fare dagli altri e, in special modo, dalle figure di riferi-

mento. Occorre, inoltre, considerare che alla lentezza dell’apprendimento sono

tipicamente associate una

rigidità di pensiero

(inerzia intellettiva) e una relativa

tendenza a stereotipare

, per mancanza di elasticità mentale, gli atti e le strategie

operative.

L’

attività didattico-educativa

, per essere veramente efficace, deve promuovere

e valorizzare l’

operatività spontanea

, ponendo alla base di ogni proposta le

abi-

lità manipolative

, il «

saper fare

», prerequisito indispensabile per lo sviluppo

psichico di ogni essere umano. Al tempo stesso è importante che il disabile

sia stimolato a pensare per

categorie simboliche e astratte

, «

a riflettere sull’espe-

rienza per arrivare a generalizzare le acquisizioni concrete che l’azione educativa

produce

»

2

e arrivare così a ragionare a livello di logica ipotetico-deduttiva.

La continua sollecitazione di tutte le funzioni del corpo e della mente, in piena

integrazione con i compagni «normodotati», all’interno del gruppo di apparte-

nenza, permetterà all’allievo di esprimere al meglio le proprie potenzialità, di

percepirsi come una persona capace di affrontare positivamente gli impegni,

acquisendo sicurezza nelle proprie abilità e nella possibilità di avere successo, e

allontanando il timore del fallimento.

Diversificazione della proposta didattica e impostazione di un rapporto molto

stretto dal punto di vista umano, unitamente alla possibilità di lavorare a piccoli

gruppi per differenziare concretamente l’azione, sono condizioni indispensabili

per il perseguimento dei traguardi riabilitativi programmati, senza trascurare

il rapporto con i genitori dell’allievo, fondamentale per una continuità tra l’im-

pegno educativo domestico e quello scolastico.

2

d

’A

lonzo

L.,

Il lavoro educativo con il bambino con ritardo mentale

, in

Una introduzione all’Educa-

zione Speciale

, Salute & Società, Raffaello Cortina Editore, 2009.