

Capitolo 24
Le sindromi genetiche e la disabilità intellettiva
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Dunque, si continuano a distinguere 4 livelli di gravità (lieve, moderato, grave e
gravissimo), ma con criteri diversi dal DSM-IV e IV-TR.
Il disturbo è stato collocato in un raggruppamento meta-sindromico, o meta-
strutturale, denominato ‘disturbi del neurosviluppo’. Il gruppo include condi-
zioni con insorgenza in età evolutiva, tipicamente precoci, spesso precedenti
l’ingresso a scuola e caratterizzate da deficit di sviluppo che producono com-
promissioni del funzionamento personale, sociale, scolastico o occupazionale.
Il range di deficit spazia da limitazioni molto specifiche dell’apprendimento e
del controllo delle funzioni esecutive ad una compromissione globale delle abi-
lità sociali o dell’intelligenza. I disturbi del neurosviluppo si presentano spesso
insieme, per esempio individui con autismo manifestano molte volte anche di-
sabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) e numerosi bambini con
disturbo da deficit d’attenzione e iperattività hanno spesso anche un disturbo
specifico dell’apprendimento.
I bambini con ritardo mentale si distinguono da quelli con
disturbi pervasivi
dello sviluppo
per il fatto che, in questi ultimi, le difficoltà di comunicazione
e d’interazione sociale sono di tipo qualitativo (non dimentichiamo comunque
che, spesso, i disturbi pervasivi dello sviluppo sono accompagnati da ritardo
mentale). Inoltre, i bambini con ritardo mentale, rispetto a quelli con un
distur-
bo dell’apprendimento
, presentano una compromissione generalizzata dello
sviluppo, anziché un deficit specifico.
Il decorso del disturbo dipende dalla gravità, dalle cause e dal modello operativo
di intervento. In presenza di ritardo mentale di entità lieve, l’intervento precoce
risulta fondamentale per consentire un recupero maggiore delle funzioni defici-
tarie. I problemi di adattamento sono quelli più facilmente gestibili e migliorabili.
Il trattamento deve essere individualizzato per valorizzare i punti di forza del
bambino e promuoverne le potenzialità. I programmi terapeutici devono coin-
volgere
differenti figure professionali
(neuropsichiatra infantile, psicologo,
educatore e logopedista) e i
familiari
. Durante il trattamento devono essere
utilizzate metodiche volte a migliorare il più possibile il livello di
autonomia
personale
del soggetto; di estrema utilità è il ricorso a tecniche quali il
rinforza-
mento
e il
modellamento comportamentale
.
24.3
L’alunno con sindrome genetica
Quando si ha a che fare con una sindrome genetica, l’«etichettatura» della di-
versità e, peggio ancora, la sua «ghettizzazione» sociale, sono atteggiamenti al-
quanto frequenti e diffusi, specialmente a scuola. Un bambino con la sindrome
di Down o dell’X fragile, per esempio, è spesso visto dai genitori di un ragazzo
sano, quando non è guardato con commiserazione, come una fonte di disturbo
o di fastidio e ciò per il suo atteggiamento mentale, per il suo modo singolare di
comportarsi, per le sue deformità corporee, per le sue anomalie somatiche. Un
bambino dal quale è preferibile che il loro figlio, per quanto possibile, sia tenuto
alla larga, quasi che le sindromi genetiche fossero malattie contagiose. Non c’è