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Capitolo 24

Le sindromi genetiche e la disabilità intellettiva

343

www.

edises

.it

Dunque, si continuano a distinguere 4 livelli di gravità (lieve, moderato, grave e

gravissimo), ma con criteri diversi dal DSM-IV e IV-TR.

Il disturbo è stato collocato in un raggruppamento meta-sindromico, o meta-

strutturale, denominato ‘disturbi del neurosviluppo’. Il gruppo include condi-

zioni con insorgenza in età evolutiva, tipicamente precoci, spesso precedenti

l’ingresso a scuola e caratterizzate da deficit di sviluppo che producono com-

promissioni del funzionamento personale, sociale, scolastico o occupazionale.

Il range di deficit spazia da limitazioni molto specifiche dell’apprendimento e

del controllo delle funzioni esecutive ad una compromissione globale delle abi-

lità sociali o dell’intelligenza. I disturbi del neurosviluppo si presentano spesso

insieme, per esempio individui con autismo manifestano molte volte anche di-

sabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) e numerosi bambini con

disturbo da deficit d’attenzione e iperattività hanno spesso anche un disturbo

specifico dell’apprendimento.

I bambini con ritardo mentale si distinguono da quelli con

disturbi pervasivi

dello sviluppo

per il fatto che, in questi ultimi, le difficoltà di comunicazione

e d’interazione sociale sono di tipo qualitativo (non dimentichiamo comunque

che, spesso, i disturbi pervasivi dello sviluppo sono accompagnati da ritardo

mentale). Inoltre, i bambini con ritardo mentale, rispetto a quelli con un

distur-

bo dell’apprendimento

, presentano una compromissione generalizzata dello

sviluppo, anziché un deficit specifico.

Il decorso del disturbo dipende dalla gravità, dalle cause e dal modello operativo

di intervento. In presenza di ritardo mentale di entità lieve, l’intervento precoce

risulta fondamentale per consentire un recupero maggiore delle funzioni defici-

tarie. I problemi di adattamento sono quelli più facilmente gestibili e migliorabili.

Il trattamento deve essere individualizzato per valorizzare i punti di forza del

bambino e promuoverne le potenzialità. I programmi terapeutici devono coin-

volgere

differenti figure professionali

(neuropsichiatra infantile, psicologo,

educatore e logopedista) e i

familiari

. Durante il trattamento devono essere

utilizzate metodiche volte a migliorare il più possibile il livello di

autonomia

personale

del soggetto; di estrema utilità è il ricorso a tecniche quali il

rinforza-

mento

e il

modellamento comportamentale

.

24.3

 L’alunno con sindrome genetica

Quando si ha a che fare con una sindrome genetica, l’«etichettatura» della di-

versità e, peggio ancora, la sua «ghettizzazione» sociale, sono atteggiamenti al-

quanto frequenti e diffusi, specialmente a scuola. Un bambino con la sindrome

di Down o dell’X fragile, per esempio, è spesso visto dai genitori di un ragazzo

sano, quando non è guardato con commiserazione, come una fonte di disturbo

o di fastidio e ciò per il suo atteggiamento mentale, per il suo modo singolare di

comportarsi, per le sue deformità corporee, per le sue anomalie somatiche. Un

bambino dal quale è preferibile che il loro figlio, per quanto possibile, sia tenuto

alla larga, quasi che le sindromi genetiche fossero malattie contagiose. Non c’è