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Le organizzazioni nel processo di acquisto del vino: il marketing business to business
le aspettative del consumatore in termini di qualità e di tipicità siano disattese, è quello di una riduzione della
qualità media presente sul mercato e contrazione del mercato di qualità nel lungo periodo.
Uno dei principali fattori che contribuiscono a determinare gli equilibri e gli arbitraggi degli operatori, e
pertanto, ad influire sul perseguimento delle politiche di qualità nel lungo periodo, è la struttura verticale della
filiera. In generale, le relazioni verticali tra i diversi tipi di operatori che operano lungo la filiera possono essere
molto complesse. La relazione tra viticoltore e industria di trasformazione/commercializzazione può assumere
la connotazione di i) relazione fornitore-cliente (approvvigionamento di uva o di vino da parte dell’industria-
le), ii) relazione di cooperazione (per la promozione della DO) e iii) relazione di concorrenza (viticoltore,
industriale e imbottigliatore possono essere concorrenti sul mercato finale). Le diverse possibilità di arbitrag-
gio per gli operatori della filiera sono auspicabili nella misura in cui preservano il gioco concorrenziale, ma
possono innescare giochi strategici che minacciano l’approvvigionamento della gamma e il mantenimento del
livello qualitativo della DO. In particolare, l’esistenza di relazioni verticali non controllate può innescare il
rischio di i) un incremento dei prezzi sul mercato finale per effetto dell’intermediazione, pregiudizievole tanto
all’interesse del consumatore finale quanto all’interesse della filiera e di ii) una diminuzione degli investimenti
specifici nella qualità (attrezzature per la coltivazione e vinificazione, azioni di marketing, ecc.) in seguito
all’anticipazione della perdita futura che si avrebbe in caso di rottura della relazione contrattuale (Malorgio et
al., 2013).
Nel settore dei vini a DO, le inefficienze organizzative che caratterizzano la relazione verticale tra viticoltori
e industriali contribuiscono a determinare importanti fluttuazioni nei prezzi intermedi. La variabilità dei prezzi
implica i) la difficoltà di implementazione di contratti finalizzati alla produzione di vini di qualità, ii) la diffi-
coltà di pianificazione di un approvvigionamento stabile in quantità e qualità da parte dell’industria, quindi,
la difficoltà nell’implementazione di strategie di marketing adeguate e iii) la mancanza di fiducia da parte dei
potenziali investitori esterni.
Va sottolineato che l’andamento del prezzo intermedio è influenzato da una molteplicità di elementi.
In primo luogo, la tipologia di relazioni verticali influisce notevolmente sull’andamento dei prezzi intermedi.
Laddove, come in Puglia la presenza di imbottigliatori puri e di industriali è consistente, ciò accresce l’oscilla-
zione dei prezzi inter-annuali sul mercato intermedio; al contrario, l’Emilia Romagna presenta nel complesso
una maggiore stabilizzazione dovuta alla consistente presenza di una filiera integrata e un modesto ruolo degli
imbottigliatori puri e industriali. Anche il caso della DO Champagne mostra come lo sviluppo della vendita
diretta e non programmata da parte del viticoltore possa avere come conseguenza un incremento considerevole
del prezzo della materia prima sul mercato intermedio, in parte dovuto anche ai vincoli di quantità imposti al
produttore dai disciplinari della DO. La situazione di scarsità della materia prima disponibile all’industria de-
termina un andamento tendenzialmente crescente del prezzo intermedio (Gaucher, 2002).
In secondo luogo, il prezzo intermedio dipende fortemente dal rapporto domanda-offerta. Nel caso di vini di
medio-alto livello di qualità, il prezzo intermedio appare fortemente correlato al rapporto domanda-offerta, in
particolare il prezzo dipende dalle situazioni di eccedenza/scarsità della produzione rispetto alle vendite. Negli
ultimi anni, la riduzione del prezzo intermedio è spiegata da una fase di eccedenza della produzione rispetto
alle vendite, che si manifesta anche nell’andamento crescente del rapporto tra giacenze e commercializzazione.
In terzo luogo, l’andamento del prezzo intermedio è spiegato dall’equilibrio domanda-offerta anche a livel-
lo di variabilità intra-annuale. Negli anni caratterizzati da un maggiore squilibrio di mercato, sia nel senso di
scarsità che nel senso di eccedenza, le oscillazioni del prezzo all’interno dell’anno presentano una maggiore
variabilità.
Inoltre, il prezzo intermedio riflette (almeno teoricamente) l’andamento dei costi di produzione. In generale,
i prezzi dei vini a DO sono mediamente più elevati rispetto ai prezzi degli altri vini.
Esistono altri fattori che spiegano l’andamento del prezzo intermedio. Il carattere rigido e limitato dell’of-
ferta (dato dalla delimitazione della zona di produzione, dalle caratteristiche qualitative del prodotto, ecc.)
contribuisce ad amplificare l’alea della raccolta o della domanda (Giraud-Héraud et al., 2002). Infatti, la com-
petizione tra “industria” o “imbottigliatore puro” per l’approvvigionamento e il timore di un razionamento
della produzione da parte del viticoltore (unitamente alle strategie speculative di alcuni attori) incentivano l’in-
dustria e gli imbottigliatori ad acquisti (e pagamenti) eccessivi in rapporto alle necessità e ai mezzi finanziari
disponibili nell’ipotesi in cui i mercati siano in crescita o positivamente influenzati dall’attività di promozione.