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Organizzazione della cellula

del microscopio ottico, oppure dalle lenti dell’obiettivo e dalle

lenti proiettori nel caso del MET. L’immagine MET è focaliz-

zata su uno schermo a fluorescenza, mentre l’immagine MES

viene trasmessa su di uno schermo televisivo. Le lenti dei mi-

croscopi elettronici sono attualmente elettromagneti che de-

viano il fascio elettronico.

I biologi usano metodi biochimici e genetici per

collegare le strutture cellulari alle loro funzioni

Il ME e il microscopio ottico sono strumenti efficaci per stu-

diare la struttura cellulare, ma hanno alcune limitazioni. Le

metodiche di preparazione delle cellule per la microscopia

elettronica le uccidono e possono anche alterare la loro strut-

tura. Inoltre, il microscopio elettronico generalmente fornisce

solo poche indicazioni circa le funzioni degli organuli e degli

altri componenti cellulari. Per poter conoscere la funzione ef-

fettiva degli organuli, i ricercatori utilizzano una varietà di tec-

niche biochimiche.

Il

frazionamento cellulare

è una tecnica per la separazio-

ne (frazionamento) delle diverse parti delle cellule, che pos-

sono così essere studiate con metodiche fisiche e chimiche.

In generale, le cellule sono rotte mediante un omogenizzato-

re. La miscela risultante, chiamata

omogenato cellulare

, è sot-

toposta a una forza centrifuga mediante una

centrifuga (

FIG.

89:a

). La

centrifugazione differenziale

prevede la separazione

dei componenti cellulari attraverso una serie di fasi di centri-

fugazione che avvengono a velocità sempre più elevate. Que-

sto consente di separare i vari componenti cellulari in base

alle loro diverse dimensioni e densità (

FIG. 89:b

). Ad ogni fa-

se la forza centrifuga separa l’estratto in due frazioni: il pel-

Per il microscopio elettronico a trasmissione, si devono

preparare sezioni ultrasottili (da 50 a 100 nm), tagliando con

una lama di vetro o di diamante le cellule o il tessuto inglobati

in resina. Il preparato viene posto su di una piccola griglia me-

tallica e il fascio di elettroni, dopo aver attraversato il campio-

ne, cade sulla lastra fotografica o sullo schermo fluorescente.

Quando guardate una fotografia al MET in questo capitolo (o

altrove), ricordate che essa rappresenta solamente una sezio-

ne sottile della cellula.

Utilizzando anticorpi coniugati con particelle di oro colloi-

dale, è possibile osservare al microscopio elettronico moleco-

le specifiche: le particelle d’oro, infatti, sono dense e bloccano

il fascio elettronico, determinando sulla microfotografia la for-

mazione di macchie nere ben definite che permettono di iden-

tificare la posizione della proteina riconosciuta dall’anticorpo.

Nel microscopio elettronico a scansione, il fascio elettro-

nico non passa attraverso il campione, perché questo è rivesti-

to da un sottile strato d’oro o di un altro metallo. Quando il

fascio elettronico collide su vari punti del campione, vengono

emessi elettroni secondari la cui intensità varia al variare dei

contorni della superficie. Il modo in cui gli elettroni secondari

vengono riemessi fornisce una immagine tridimensionale del-

la superficie del campione (

FIG. 89;c

). Il MES è in grado di da-

re informazioni sulla forma e sulle caratteristiche esterne del

campione che non potrebbero essere ottenute con un micro-

scopio a trasmissione.

È da notare che il microscopio ottico, il MET e il MES si

basano tutti su principi simili. Un fascio di luce, o di elettro-

ni, viene diretto da lenti condensatrici sul campione, che vie-

ne ingrandito dalla lente dell’obiettivo e dell’oculare nel caso

Figura 8-8

Microscopia ottica a super-risoluzione

Questa serie di micrografie ottenute con microscopia ottica a super-risoluzione evidenziano i rapidi cambiamenti che si verificano nei collegamenti delle cellule

nervose in un topo vivente.

(a)

Gli strati superficiali del cervello di un topo anestetizzato munito di un coprioggetti ottico posto sulla parte superiore del cranio

sono osservati attraverso il microscopio. Il topo geneticamente ingegnerizzato produce una forma modificata della proteina fluorescente verde solo nelle cellule

nervose.

(b)

Un’estensione di una singola cellula cerebrale mostra le sue proiezioni a “spina”, collegate alle cellule nervose vicine.

(c)

Immagini ottenute da fo-

togrammi di un video, effettuati a distanza di ?-@ minuti, mostrano i cambiamenti della forma che si verificano in una singola “spina” in AB minuti. Nelle foto-

grafie è riportata in bianco la scala di ingrandimento che è di E

µ

m.

(b)

(a)

(c)

t = 0

7 min

15 min

22 min

30 min

Berning et al.,

Science,

vol 335, Feb 2012, p. 551