Capitolo
          
        
        
          
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          L’insegnamento delle lingue straniere nella scuola secondaria
        
        
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          La novità, almeno moralmente, imponeva al docente di riflettere sul ruolo pro-
        
        
          blematico e non più autoreferenziale dell’insegnante all’interno della scuola
        
        
          del terzo millennio. La sua funzione, proiettata verso il confronto con altri
        
        
          modelli formativi più veloci e pragmatici che andavano a sostanziare il valore
        
        
          formativo del rapporto insegnante-alunno, superata definitivamente l’identità
        
        
          del docente che racconta e tramanda il sapere e la propria prospettiva del sape-
        
        
          re, rinnovata attraverso le tre libertà (di insegnamento, di apprendimento, di
        
        
          scelta educativa) che il regolamento profila, rimanda – modificato, rinnovato,
        
        
          rivisto, nella prospettiva di nuova interpretazione – quello stesso sapere e lo
        
        
          rinnova ai suoi stessi occhi.
        
        
          La prospettiva che il docente della scuola del XXI secolo è chiamato ad inter-
        
        
          pretare nel momento in cui, sia pur solo da un punto di vista organizzativo,
        
        
          deve confrontarsi con i diversi e più veloci linguaggi del mondo contempo-
        
        
          raneo, lo costringe a rinnovare le proprie competenze, se vuole recuperare il
        
        
          ruolo guida nel processo di istruzione-formazione. L’obbligazione morale di
        
        
          ogni docente, allora, è quella di farsi partecipe attivo e propositivo dell’orga-
        
        
          nizzazione del progetto formativo scolastico.
        
        
          Tuttavia, con l’autonomia scolastica l’assenza di un’adeguata formazione ed in-
        
        
          formazione al cambiamento richiesto dal regolamento dell’autonomia o, forse,
        
        
          l’assenza di tempi di riflessioni e di formazione applicativa più lunghi, unite
        
        
          alla consapevolezza della perdita della centralità della sua funzione, creò nel
        
        
          corpo docente un senso di inadeguatezza che turbò non poco il mondo della
        
        
          scuola alle prese con la cosiddetta “progettazione” dei percorsi formativi.
        
        
          Dall’approvazione della
        
        
          
            Legge delega di Riforma della scuola del 12 marzo 2003
          
        
        
          all’ul-
        
        
          tima fase del completamento della riforma, che si è chiusa solo il 15/3/2010
        
        
          con l’emanazione, sotto forma di decreti del Presidente della Repubblica, dei
        
        
          Regolamenti di riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professio-
        
        
          nali, è passato molto tempo.
        
        
          Fino al completamento della fase di approvazione dei decreti legislativi previsti
        
        
          per tutti gli ordini scolastici dalla legge delega 53/2003 gli insegnanti si sono
        
        
          trovati, quindi, ad operare in scuole dove l’unica autonomia possibile era solo
        
        
          quella organizzativa in quanto, per quella didattica, occorreva attendere l’ema-
        
        
          nazione dei decreti legislativi autorizzativi della ristrutturazione dei program-
        
        
          mi ministeriali. Gli strumenti normativi di riferimento restavano per la scuola
        
        
          dell’infanzia il Decreto Ministeriale 3/6/1991, per la scuola elementare il D.P.R.
        
        
          12/2/1985, per la scuola media il Decreto Ministeriale 9/2/1979. Per la scuola
        
        
          secondaria di II grado il discorso si presentava più complesso, in quanto dalla
        
        
          Riforma Gentile del 1923 fino alla Riforma Moratti del 2003 era mancata una
        
        
          riforma complessiva degli ordinamenti e dei programmi, se si fa eccezione per
        
        
          la serie di sperimentazioni che, dal 1991 in poi, favorendo modifiche curricola-
        
        
          ri, avrebbero portato a ben oltre 700 le tipologie di esame di stato conclusivo.
        
        
          Il livello secondario superiore, denominato secondo ciclo di istruzione, era co-
        
        
          stituito dalla scuola secondaria di secondo grado (o scuola secondaria superio-