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Capitolo

2

 I contributi delle scienze dell’educazione 

19

Esperienze e conoscenze maturate dal bambino da zero a tre anni circa,

ovvero nel corso della prima e della seconda infanzia, costituiscono appren-

dimenti generativi dell’ulteriore sviluppo cognitivo.

Secondo Piaget, in questo periodo – all’incirca verso i tre anni – avviene

il passaggio dall’intelligenza senso-motoria all’intelligenza rappresenta-

tiva.

Questa seconda forma di intelligenza, di livello superiore alla prima, si svi-

luppa secondo linee di continuità rispetto all’intelligenza senso-motoria.

Essa è caratterizzata, sostanzialmente, dall’immagine mentale di oggetti

non presenti percettivamente o di un altro significante (un simbolo o un

segno).

Lo sviluppo delle funzioni rappresentative è favorito, fin dalla prima in-

fanzia, dall’attività imitativa – intesa soprattutto come imitazione differita

rispetto al modello non presente –, dal gioco – riferito, in particolare, al

gioco simbolico – e dall’uso del linguaggio verbale.

Mediante l’attività imitativa, il gioco e l’uso del linguaggio verbale si svilup-

pano comportamenti adattivi all’ambiente e processi cognitivi.

2.3

 Comportamenti adattivi e processi cognitivi

L’intelligenza viene considerata da Piaget come adattamento immediato a

situazioni sempre nuove.

Ogni individuo possiede schemi mentali di previsione e di spiegazione di

fatti e fenomeni che gli consentono di stabilire rapporti cognitivi con quan-

to di nuovo viene introdotto nel suo ambiente.

Gli schemi mentali preesistenti costituiscono chiavi di lettura utili a inter-

pretare la realtà.

Le esperienze nuove, tuttavia, presentano elementi che non sono compresi

negli schemi di previsione e di spiegazione posseduti dal soggetto.

Quest’ultimo, pertanto, non è nelle condizioni di poter comprendere, e

quindi conoscere, quanto di nuovo l’ambiente gli presenta.

Di fronte a nuove esperienze il soggetto si trova, quindi, ad assumere nuovi

dati da inglobare nei propri schemi mentali attraverso un processo che Pia-

get definisce di “assimilazione”.

A tale processo, perché vi sia comprensione e quindi conoscenza, deve corri-

spondere un processo di “accomodamento” degli schemi mentali già posseduti

che devono trasformarsi in modo da includere i nuovi dati provenienti dall’e-

sperienza.

Gli schemi mentali preesistenti, più elementari e semplici perché compren-

sivi di esperienze minori e atti a interpretare un numero inferiore di feno-

meni, a seguito di processi di assimilazione e di accomodamento, si trasfor-

mano in schemi mentali più complessi ed evoluti.