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AREA CHIRURGICA
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147) D
. Il cancro del pancreas è una neoplasia aggressiva, difficilmente diagnosticabile in fase precoce e che possiede un bas-
so tasso di sopravvivenza anche dopo trattamento chirurgico radicale. Il suo decorso è vario a seconda della zona interessata.
Ad esempio, i tumori della testa possono determinare, data la delicata posizione anatomica di questa porzione, l’ostruzione
del duodeno. Segno suggestivo di tumore pancreatico è la flebite migrante, solitamente anche recidivante, o l’infiammazione
della vena porta, anche detta pileflebite.
148) B
. Il carcinoma del pancreas si sviluppa molto frequentemente dalla sua componente esocrina, mentre raramente si
sviluppa dalla componente endocrina. Dalla porzione esocrina del pancreas si sviluppano gli adenocarcinomi, che sono la
variante più aggressiva nonché la predominante, e i tumori neuroendocrini, più rari e a decorso lento. Circa il 60% delle
neoplasie pancreatiche si sviluppa a livello della testa del pancreas, con sintomatologia itterica e dolorosa marcata ed ingra-
vescente. Il coinvolgimento della testa del pancreas e la sua posizione anatomica rende necessaria la duodenocefalopancrea-
sectomia, con asportazione tra gli altri di duodeno, coledoco e prima ansa digiunale.
149) B.
L’emangioma cavernoso è una lesione benigna vascolare, classicamente caratterizzata da formazioni cistiche che si
riempiono di sangue. Solitamente è congenito e porta numerosi segni clinici, tra cui i principali sono la cefalea e l’emorragia,
a decorso acuto, che può verificarsi in seguito alla rottura della cisti. La diagnosi si avvale della risonanza magnetica, mentre
la terapia richiede a volte l’intervento chirurgico.
150) B.
Il diverticolo di Meckel è un’anomalia congenita dovuta alla presenza di un residuo del dotto onfalomesenterico, che
si organizza come un diverticolo, ovvero un sacco a fondo cieco a livello ileale. Misura mediamente 3-5 cm ed è situato nell’i-
leo entro 100 cm dalla valvola ileociecale, più spesso tra i 45-60 cm prossimali, sul versante antimesenterico. Poiché le cellule
vitelline sono pluripotenti può contenere, circa nella metà dei casi, tessuto eterotopico, più spesso gastrico (50%) e pancreati-
co (5%) e, più raramente, epiteliale colica, biliare, endometriale. La presentazione clinica può essere caratterizzata più spesso
da emorragie (25-50%) acute o croniche recidivanti, per ulcerazione della mucosa ileale adiacente alla mucosa gastrica ete-
rotopica; l’emorragia si può presentare sotto forma di melena in quanto il tessuto gastrico eterotopico può digerire il sangue.
151) B.
L’emangioma cavernoso del fegato è il più comune tumore benigno di tale organo. Spesso asintomatico, può crescere
arrivando a considerevoli dimensioni. Talora può andare incontro a rottura spontanea o a seguito di piccoli traumi renden-
dosi clinicamente evidente con un emoperitoneo.
152) C.
Il fegato può essere sede di tumori benigni e maligni. I tumori benigni possono originare dagli epatociti (adenoma
epatocellulare), dalle vie biliari intraepatiche (adenoma colangiocellulare), dai tessuti mesenchimali (leiomiomi, lipomi,
fibromi) o dai vasi (emangiomi). Di questi, la neoplasia di più frequente riscontro è l’emangioma, che costituisce un reperto
occasionale non infrequente durante le autopsie.
153) C.
Il trattamento dell’epatocarcinoma su cirrosi può essere variabile in relazione al numero di lesioni, alla funzionalità
epatica residua e alle condizioni generali del paziente nonché alla sua età. Il miglior trattamento nei pazienti con buona
funzionalità epatica e lesione limitata ad un solo lobo epatico (nodulo unico in cirrosi compensata – Child A) è sicuramente
la resezione epatica.
154) E.
Il trattamento dell’epatocarcinoma su cirrosi può essere variabile in relazione al numero di lesioni, alla funzionalità
epatica residua e alle condizioni generali del paziente nonché alla sua età. Il miglior trattamento nei pazienti con funzionalità
epatica residua ridotta e in giovane età è sicuramente il trapianto di fegato. Tuttavia, se il tumore è superiore ai 3 cm o se sono
presenti lesioni multiple bilobari il paziente non potrà essere candidato al trapianto. In tal caso trattamenti alternativi come
l’alcolizzazione o la chemioembolizzazione sono da prendere in considerazione per il minor rischio di mortalità legato alla
procedura. La resezione va considerata nei soggetti con buona funzionalità epatica e lesioni limitate ad un solo lobo epatico.
155) E.
Nel caso di una lesione epatica limitata ad uno dei due lobi chirurgici la terapia di scelta è la resezione epatica. Ovvia-
mente questo trattamento deve essere preceduto da una TAC volumetrica che definisca il volume epatico residuo e stabilisca
se esso è sufficiente per evitare un quadro di insufficienza epatica.
156) C.
L’epatocarcinoma, o carcinoma epatocellulare, è una neoplasia maligna che origina da una trasformazione neo-
plastica dell’epatocita, caratterizzato da invasione precoce delle strutture venose portali con metastatizzazione intraepatica
diffusa.
157) A.
La triade descritta deve fare sorgere il sospetto di infarto intestinale in quanto la fibrillazione atriale favorisce la
formazione di trombi o emboli nella cavità cardiaca di sinistra (atrio). L’embolo distaccatosi dal trombo originario raggiunge
un ramo della mesenterica superiore e ne determina l’ostruzione. Ne consegue la sofferenza ischemica di un segmento più o
meno ampio che rende ragione del sintomo (dolore). La diarrea muco-sanguinolenta, che è l’ultima a comparire, di solito è
dovuta allo sfaldamento della mucosa intestinale.
158) D.
L’
angina abdominis
(o
claudicatio
mesenterica) è un dolore addominale intermittente o crampiforme, post-prandiale,
secondario ad una vascolopatia occlusiva, in genere su base aterosclerotica, che interessa 2 o 3 vasi splancnici principali, cioè