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Scienze e tecnologie chimiche 

000

www.

edises

.it

Il modello scelto da Bohr per rappresentare l’atomo di idrogeno si basava

sui seguenti postulati:

a

) l’elettrone descrive delle orbite circolari, attorno al nucleo;

b

) sono permesse solo quelle orbite per le quali il

momento

angolare

dell’elet-

trone, mvr, è un multiplo intero di h/2

p

(m rappresenta la massa dell’elet-

trone, v la sua velocità, r è il raggio dell’orbita ed h è la costante di Planck);

c

) l’elettrone non irradia quando si trova in un’orbita permessa (

stato

stazio-

nario

). Le emissioni di radiazioni avvengono soltanto se l’elettrone passa

da un’orbita più esterna ad una più interna permessa e la frequenza della

radiazione emessa si può ricavare tramite la relazione:

=

(E – E )

h

2 1

n

dove E

2

ed E

1

sono le energie dell’elettrone in due orbite differenti ed h è

la costante di Planck.

Sulla base di questo modello Bohr calcolò i raggi e le energie delle orbite

permesse. In particolare per il raggio dell’orbita di più bassa energia detta

stato

fondamentale

, ottenne il valore di 53 pm.

Bohr determinò una relazione fra l’energia posseduta dall’elettrone, il rag-

gio dell’orbita ed un numero intero positivo n.

Lo stato a più bassa energia è quello con n = 1, mentre gli stati con energie

più alte sono caratterizzati da valori più grandi di n. Il numero intero n è chia-

mato

numero

quantico principale

.

Se un elettrone passa da un’orbita con energia E

2

ad un’orbita con energia

E

1

si avrà emissione di energia secondo l’equazione di Planck, (E

2

– E

1

) =

D

E = h

n

.

L’impiego di spettrografi a maggiore risoluzione mise in evidenza che le

righe dello spettro dell’atomo di idrogeno non erano singole ma erano in

realtà costituite da due o più linee molto ravvicinate, dette

multipletti

. L’elet-

trone non descriveva un’orbita circolare ma piuttosto un’ellisse di cui il nucleo

costituiva uno dei due fuochi. La condizione di quantizzazione delle orbite

ellittiche richiese l’introduzione di un secondo numero quantico,

l

, detto

numero

quantico

angolare

, che si aggiungeva al

numero

quantico

principale

,

n

, e poteva assumere solo determinati valori interi compresi tra 0 ed (n – 1).

Quando l’elettrone percorre la sua orbita attorno al nucleo, genera un

campo magnetico simile a quello generato da una corrente elettrica che fluisce

in una spira. Studiando gli spettri degli atomi eccitati sottoposti ad un campo

magnetico esterno, vennero osservati ulteriori sdoppiamenti delle righe spet-

trali (

effetto

Zeeman

). Per giustificare questo effetto fu necessario introdurre

un terzo numero quantico,

m

, detto

numero

quantico magnetico

, che teneva

conto del fatto che il piano dell’orbita poteva assumere solo determinate

orientazioni rispetto alla direzione del campo magnetico. Per un’orbita di