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Capitolo

1

  La natura della materia

3

www.

edises

.it

1.3

  Le teorie atomiche

Dopo la scoperta dell’elettrone, Thomson propose un modello per interpreta-

re la costituzione dell’atomo, secondo il quale esso era costituito da una sfera

uniforme di cariche positive nella quale gli elettroni erano distribuiti come dei

granelli di pepe all’interno di una balla di cotone.

Tale modello si rivelò presto inadeguato in seguito ad alcuni esperimenti

eseguiti da E. Rutherford (1871-1937) sul potere penetrante delle

particelle

a

emesse da una sorgente radioattiva. Rutherford indirizzò un fascio di par-

ticelle

a

(nuclei di He privi di elettroni, cioè particelle “molto pesanti”, cia-

scuna dotata di due cariche positive) su una sottile lamina d’oro, e si accorse

che, nonostante la maggior parte delle particelle mantenesse la traiettoria

originale, alcune venivano fortemente deflesse o addirittura rimbalzavano

indietro.

Questo risultato era inaspettato poiché secondo il modello di Thomson la

massa e la carica dovevano essere distribuite uniformemente all’interno degli

atomi del metallo. In base a questi risultati Rutherford giunse alla conclusio-

ne che l’atomo dovesse consistere di un “nucleo” carico positivamente in cui

era concentrata tutta la massa e da elettroni posti esternamente al nucleo, in

numero tale da bilanciare la carica positiva.

Secondo Rutherford l’atomo era come un sistema planetario, con il nucleo

al posto del sole e gli elettroni al posto dei pianeti. Un tale modello, tuttavia,

rappresentava un atomo instabile. Infatti, secondo l’elettrodinamica classica,

essendo l’elettrone dotato di carica, nella sua rotazione attorno al nucleo

avrebbe dovuto continuamente dissipare energia sotto forma di radiazioni

elettromagnetiche e quindi in brevissimo tempo cadere sul nucleo. Per giu-

stificare il comportamento dei sistemi microscopici occorrerà abbandonare le

teorie della fisica classica e utilizzare i concetti della meccanica quantistica che

comincia a muovere i primi passi all’inizio del XX secolo.

È comunque utile sottolineare alcuni punti ricavati dal modello di Ruther-

ford, poiché essi sono ancora validi e riguardano essenzialmente l’ordine di

grandezza delle dimensioni del nucleo e dell’atomo.

Nel nucleo è contenuta praticamente tutta la massa dell’atomo, cioè i pro-

toni ed i neutroni (questi ultimi furono solo previsti da Rutherford) e le sue

dimensioni sono dell’ordine di 10

–12

cm. All’esterno del nucleo vi sono gli

elettroni che si trovano ad una distanza da esso che è circa 10.000 volte più

grande del raggio del nucleo. Queste dimensioni sono lontane dalla nostra

percezione. Infatti, se immaginiamo ad esempio che il nucleo sia dell’ordine

di 1 cm, in questo caso gli elettroni si troverebbero a circa 10.000 cm, cioè

a 100 metri di distanza. Quindi, come si afferma con un’espressione un po’

paradossale, l’atomo è “vuoto”. La maggior parte delle nostre conoscenze sulla

struttura degli atomi e delle molecole proviene da esperimenti nei quali avven-

gono delle interazioni tra la materia e la luce.

La luce è una forma di energia e può essere rappresentata da un insieme di

radiazioni costituite da onde elettromagnetiche che si propagano nello spazio