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PROVE UFFICIALI

www.

edises

.it

13) Un francobollo di aspetto rozzo e

con indicazioni estremamente concise

indica: (vedi domanda n. 10)

A. una crisi sociale o politica

B. la provenienza dal terzo mondo

C. la sua rarità

D. il suo minor pregio

E. la sua antichità

14) Una emissione speciale: (vedi do-

manda n. 10)

A. ha validità limitata

B. vale solo per certi territori

C. ha finalità filateliche

D. serve per corrispondenze particolari

E. è fatta per scopi commemorativi o ce-

lebrativi

15) Scegliere la risposta che ritenete

corretta in base soltanto a ciò che ri-

sulta esplicito o implicito nel brano,

cioè solo in base a quanto si ricava dal

brano e non in base a quanto eventual-

mente sapete già sull’argomento.

La realtà del Caravaggio

Della fondamentale motivazione stilisti-

ca della luce del Caravaggio si è lar-

gamente parlato, e se ne sono cercate

le fonti nella cultura lombarda dove in

parte si trovano; ma l’insorgenza del

luminismo caravaggesco risulterebbe

inspiegabile senza lo stimolo e l’urgenza

di comunicare un contenuto simbolico.

Intendo simbolico in senso intenzionale,

programmatico.

Da questo intento simbolico può esse-

re infine considerata distinta ma co-

municante la componente espressiva ed

“emozionale”: tutto ciò che il luminismo

caravaggesco dice ed esprime anche al

di là delle più immediate intenzioni.

Non hanno dunque un messaggio uni-

voco ma un coacervo di messaggi, nel

quale certo hanno la loro parte gli

stessi connotati psichici dell’intensità

religiosa ed umana di Caravaggio, della

sua passionalità, come e soprattutto, in

stretta connessione di trauma, l’eco delle

inquinanti novità del pensiero post-

copernicano in una nuova immagina-

zione esistenziale e cosmica. Finchè al

centro anche topografico dell’universo

restavano la terra e l’uomo, era natura-

le relazionare questo mondo-ombelico

ad un Dio-testa che lo osservava dall’al-

to. Quando i mondi e i centri diventa-

no plurimi e sfuggenti, o solo si insinua

il sospetto che lo siano, anche il luogo

di Dio fluttua nell’universo, e se Dio un

luogo ha, non può essere che dentro di

noi e dentro alle cose. Non è certo un

caso che il Caravaggio, al chiaro e ordi-

nato disegno dello spazio rinascimenta-

le che ha un centro e un perimetro, e

che è misurabile attraverso la prospet-

tiva, sostituisca fondali ciechi, uno spa-

zio d’ombra insondabile, dove la luce,

bucando, crea uno o più centri irrelati

ad un qualsiasi perimetro o ad una

distinta periferia («Iddio è spera intel-

ligente, il cui centro è in ogni loco, la

circumferentia in nessuno», secondo la

proposizione ermetica e neo platonica

che Bruno rilanciò con più drastico si-

gnificato). Né par dubbio che l’angoscia

e il disorientamento siano i connotati

espressivi delle grandi ombre divoranti,

delle luci consunte nelle opere estreme:

le vicende umane lo confermano.

Ma se tutto ciò esiste nell’opera di Ca-

ravaggio a livello globalmente espres-

sivo, sarei cauto nel riconoscere questi

stessi ingredienti nella ricetta simbolica,

in quello che ritengo sia cioè il signi-

ficato programmatico del luminismo

caravaggesco. Non credo infatti che la

sua luce-ombra

voglia

alludere al Dio e

all’universo bruniani; tanto meno ci può

soccorrere, in questo senso, la dottrina

della luce del Patrizi, che forse è più

estranea di quella bruniana (con cui ha