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La Primavera araba

249

dei chierici militanti, che verrà riconfermato alla presidenza nel

maggio 2017.

In

Iraq

, le proteste contro il regime del presidente Jal

ā

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T

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lab

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n

ī

, membro dell’Alleanza del Kurdistan, scoppiate nella

provincia del Wassit, a sud di Baghdad, divamparono a Sulaima-

niyah, nel Kurdistan iracheno, quindi a Kirkut, Mosul, Hawija,

Samarra, Calar, Baghdad, Fall

ū

jah e Bassora, Hilla e N

ā

siriyya.

Ad aprile 2014 le elezioni politiche decretarono la vittoria

della coalizione sciita guidata dal primo ministro in carica

Nūrī

al-M

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lik

ī

. Nel luglio successivo fu eletto presidente F

ū

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Ma

‘ṣ

ū

m, membro dell’Unione patriottica del Kurdistan.

In

S

iria

– governata dal 2000 da Bashar al-Asad

– la rivolta,

destinata presto a sboccare in aperta guerra civile, si estese

rapidamente a Homs, ai sobborghi di Damasco, a Harasta, ad

Aleppo, a Raduni, Qamishili e Amuda, città roccaforti dell’Eser-

cito siriano libero (ESL), fronte armato della ribellione, al quale

si affiancarono subito gruppi organizzati d’ispirazione fonda-

mentalista vicini ad al-Q

ā

‘ida. La repressione messa in atto dal

regime, deciso a non abbandonare il potere, costrinse migliaia

di civili a fuggire in Turchia, nella regione dell’Hatay, facendo

riesplodere fra la Turchia e la Siria le tensioni che le avevano

portate sull’orlo della guerra nel 1998.

La crisi siriana fu subito seguita con apprensione dalla diplo-

mazia internazionale. La posizione degli Stati Uniti

– che agli

inizi del 2000 avevano iscritto la Siria nella lista degli Stati

“canaglia”, considerati una minaccia per la pace mondiale –

andò irrigidendosi all’aggravarsi delle violenze. Sanzioni furono

decise contro il presidente siriano e altri esponenti del partito

Baath al potere. Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni

Unite, in sessione straordinaria, condannò l’escalation delle

violenze, mentre l’Unione europea

approvò un embargo sulla

fornitura di armi al regime.

La Russia, dopo aver manifestato la sua opposizione a qualsia-

si risoluzione dell’ONU, continuò ad appoggiare al-Asad, insie-

me all’Iran, mentre la Casa Bianca cominciò subito a sostenere