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Capitolo 1
L’assistenza infermieristica
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Per inquadrare il primo profilo si deve pensare a una gestione delle dinamiche as-
sistenziali condotta in maniera da consentire una collaborazione continua fra diver-
se professionalità, per mettere in atto un’attività di programmazione, integrazione e
coordinamento.
L’
infermiere
case manager
, quindi, provvede direttamente alle cure, guida l’assi-
stenza determinando gli obiettivi con il gruppo multidisciplinare, coordina l’attività nel
periodo di degenza dal ricovero alla dimissione e programma anche i controlli di
follow-
up
che il soggetto eseguirà successivamente; inoltre, educa l’équipe dei collaboratori, ma
soprattutto i
caregiver
che si prenderanno cura del paziente.
La formazione richiesta per poter essere in grado di gestire con competenza e abilità
questo ruolo è una formazione avanzata che porta ad approfondire le conoscenze di tipo
assistenziale, a sviluppare le capacità legate alle dinamiche organizzative e a implemen-
tare le conoscenze riguardanti le risorse comunitarie.
L’i
nfermiere di famiglia
, invece, è un professionista in grado di integrare teoria
e pratica per aiutare gli individui e le loro famiglie ad adattarsi a situazioni di salute
critiche all’interno delle loro abituali dimore. Ciò significa che si sta parlando di un
infermiere capace di svolgere attività educativa, competente a effettuare una diagnosi
precoce, preparato a individuare le strutture più adatte, i servizi più confacenti alle
necessità della persona o dei suoi familiari, in grado di farsi carico dell’assistenza domi-
ciliare, permettendo una dimissione precoce dalla struttura ospedaliera.
L’infermiere di famiglia diviene l’anello di congiunzione fra il malato, la sua famiglia
e il mondo esterno, con i quali stabilisce una relazione di partnership entro cui poter
intervenire e lavorare in collegamento con le svariate tipologie di offerta sanitaria.
Il
counseling
infermieristico
, infine, è una forma di relazione di aiuto che richiede
al professionista dimestichezza nell’uso di tecniche del colloquio. La
relazione di aiuto
assume un’importanza basilare, perché consente al paziente di affrontare consapevol-
mente e volutamente la propria patologia, ma soprattutto gli permette di compiere au-
tonomamente una scelta.
Il processo interattivo, promosso dall’infermiere per aiutare la persona che gli sta di
fronte a individuare le difficoltà e a identificare le risorse possedute, ha come suoi ele-
menti costitutivi la capacità di ascolto, la capacità di sostenere la relazione e la capacità
di facilitare il cambiamento.
Le competenze relazionali e comunicative di cui l’infermiere deve disporre hanno la
finalità di orientare, sostenere e guidare l’ammalato attraverso un percorso in cui non
trovano spazio il desiderio di rendersi utili o l’improvvisazione, né tanto meno il pres-
sappochismo o lo spontaneismo. La relazione di aiuto deve porsi come obiettivo quello
di “
promuovere nell’altro la crescita
” e di “
favorire
una valorizzazione maggiore delle risorse
personali del soggetto
”.
Impegnarsi in un’interazione che sottenda alla relazione di aiuto significa avere
chiara la consapevolezza di non voler fornire facili soluzioni né risposte consolatorie, di
non voler interpretare né offrire consigli, di non voler investigare fra le motivazioni del
soggetto né valutare le sue azioni.