Previous Page  16 / 36 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 16 / 36 Next Page
Page Background

4

Parte Prima

 Apprendimento, programmazione e valutazione

e capacità per approdare a sempre nuove conoscenze, sarà altresì

capace di connettere nuovi stimoli e materiali a conoscenze già

esistenti, e ciò anche e soprattutto oltre la vita scolastica.

Posto ciò, alla scuola del XXI secolo è richiesto un innovativo cam-

bio di prospettiva, anzitutto da chi la scuola “la fa”: l’insegnante.

Per essere educatori, diceva Platone, “

bisogna amare ciò che si inse-

gna e le persone a cui si insegna

”: il lavoro di educazione richiesto al

docente di oggi è quello di formare studenti in grado di appren-

dere per operare, renderli flessibili e ben disposti all’introiezio-

ne di nuovi e stimolanti

input

e informazioni, predisporli a porsi

problemi e criticità e a risolverli. La scuola, oggi, è cambiata pro-

fondamente, di pari passo con la società in cui viviamo: è multicul-

turale e, spesso, multilingue. Non solo; il continuo e inarrestabile

sviluppo delle tecnologie dell’informazione e la loro sempre più

facile accessibilità e potere di fruizione aiuta l’educazione stessa

nel formare cittadini in grado di vivere e operare in un mondo

globalizzato, che modifica continuamente i nostri modi di pensare

e conoscere.

Oggi è garantita a chiunque l’opportunità di accesso alla cultura e

all’apprendimento. La “circolarità” dei saperi è ormai cosa attua-

bile e fortemente auspicabile: non più una scienza o delle scienze

riservate agli esperti, a chi di settore, ma che ognuno possa far pro-

prie attraverso i vari canali e i contesti sociali o aggregativi. Edgar

Morin parla di “democrazia cognitiva”, alla quale sottende neces-

sariamente una riforma del pensiero, che ben si addice all’ambito

dell’insegnamento, richiedendo necessariamente “formazione dei

formatori” e “auto-rieducazione degli educatori”, educando gli

“educatori a un pensiero della complessità”, pur laddove essi tro-

vino ostacoli legati a strutture mentali e istituzionali preformate.

La “riforma culturale” auspicata da Morin vuole aprire la strada a

una conoscenza non più frammentata in singole discipline, ma ca-

pace di inquadrare i saperi e le informazioni in un insieme: “

ricon-

ciliare i saperi e gettare i ponti, stabilire corrispondenze tra discipline che

finora non comunicavano tra loro

”. In una parola, multidisciplinarità.

Il problema della centralità dell’apprendimento ha certamente

condizionato e condiziona la progettazione delle attività didatti-

che: apprendere in modo profondo e duraturo deve essere, per

ogni studente, l’obiettivo primario accanto alla formazione di in-

telligenze in grado di accompagnarlo e supportarlo nella risolu-

zione di problemi complessi. È pertanto fondamentale investire