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La prova di inglese nella scuola primaria
non solo a riflettere sulla diversificazione dei profili di padronanza linguistica,
ma anche a ripensare l’offerta formativa in ambiti di apprendimento istituzio-
nalizzato, valorizzando sia la lingua madre, sia le lingue veicolari attraverso la
didattica delle lingue successive
e tramite moduli CLIL.
L’orientamento attuale dell’insegnamento delle lingue sembra quindi privi-
legiare una didattica diretta allo sviluppo di un
plurilinguismo proattivo
tramite
il quale l’apprendente affronta da “monolingue” l’apprendimento delle lingue
straniere (LS), ma proprio grazie a questo processo egli costruisce il suo pluri-
linguismo individuale, eventualmente continuando a studiare la sua lingua ma-
dre (LM), qualora questa non fosse la lingua dell’insegnamento curricolare.
In sintesi, nella scuola italiana si sta rapidamente diffondendo un approccio
plurilingue volto all’integrazione tra LM, lingua di scolarizzazione e LS, attra-
verso un profondo ripensamento e una revisione in chiave interculturale dei
curricoli. All’antico e infondato timore che l’apprendimento contemporaneo
di più sistemi linguistici possa causare
transfer
negativi si sta sostituendo una
visione plurima che facilita l’interazione e la compenetrazione di lingue e cul-
ture.
Per molti versi le istituzioni scolastiche italiane hanno quindi saputo ritro-
vare, in un’ottica pluriculturale, il precipuo ruolo di ambiente autentico di
apprendimento, aperto a tutti e a tutte le caleidoscopiche differenze.
1.2
La politica linguistica in Europa
L’impegno della Commissione europea nel promuovere l’apprendimento delle
lingue e nel facilitare il dialogo interculturale affonda le sue radici nel 1989, an-
no in cui fu approvato
Lingua
, il primo programma di diffusione dell’insegna-
mento delle lingue e delle culture straniere. Nel 2001, Anno europeo delle lin-
gue, furono adottate numerose risoluzioni per lo sviluppo di azioni comunitarie
finalizzate a favorire una maggiore diffusione delle lingue in ambito europeo.
L’importanza dell’apprendimento linguistico fu tuttavia magistralmente sot-
tolineato dalla cosiddetta
Strategia di Lisbona
, adottata dal Consiglio nel marzo
2000, in quanto condizione necessaria per migliorare e accrescere i livelli di
competitività.
I Consigli europei di Stoccolma (23 e 24 marzo 2001) e di Barcellona (15 e
16 marzo 2002) posero obiettivi futuri concreti per i sistemi di istruzione e for-
mazione europei nonché un programma di lavoro (
Istruzione e formazione 2010
)
per poterli raggiungere entro il 2010. Gli obiettivi poc’anzi citati comprende-
vano lo sviluppo di abilità per la società della conoscenza ma anche obiettivi
specifici per
promuovere l’apprendimento delle lingue
, sviluppare l’impren-
ditorialità e rispondere all’esigenza generalizzata di accrescere la dimensione
europea nell’istruzione.
Ed è proprio all’indomani di tali Consigli che i capi di Stato dell’Unione Eu-
ropea auspicarono il miglioramento delle competenze di base, in particolare
“
tramite l’insegnamento di almeno due lingue straniere sin dall’infanzia
”. Evidente è
l’intento programmatico che si esplicò nella successiva comunicazione “
Pro-