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Unità di Apprendimento 2

Le

Þ

gure femminili nell’

epos

omerico

437

www.

edises

.it

in quest’ottica la funzione svolta dal letto nuziale (libro XXIII, v. 171: «Ma via,

nutrice, stendimi il letto») in quanto ribadisce il ruolo di

Re Sacro

propria del

paredro

, fecondatore della

Pov

tnia

e capace di ricreare il ciclo morte-rinascita

5

.

Ancora, come nota Chiarini

6

, non è casuale che la tela di Penelope venga det-

ta sudario (XIX, v. 144:

ta

ϕ

hv

i>

on

) a ribadirne l’inserimento in un processo di

nascita-morte-resurrezione.

Anticipando la presentazione del successivo personaggio femminile, Nausicaa,

può essere funzionale proprio l’utilizzo del motivo archetipico €n qui illustrato

quale anello di congiunzione tra le due €gure e ricorrente mitologema dell’

O-

dissea

. Nel modo in cui la donna si rivolge al naufrago Ulisse viene ripetuto

infatti il motivo della

Pov

tnia

(libro VI, vv. 298-299 e vv. 304-305: «domanda la

casa del padre mio»; «avvicinati alla madre»).

Nausicaa

Nel

libro VI

dell’

Odissea

vengono descritte le peculiarità di questa donna: la

bellezza

che Odisseo loda in quanto pari a quella di una dea (vv. 149-152: «Io mi

t’inchino, signora: sei dea o sei mortale? Se dea tu sei, di quelli che il cielo vasto

possiedono, Artemide, certo, la €glia del massimo Zeus, per bellezza e grandez-

za e €gura mi sembri»; vv. 162-168: «In Delo una volta […] vidi levarsi un fusto

nuovo di palma […] ammirandolo, fui vinto dal fascino […] come te, donna,

ammiro, e sono incantato»); la

cura per il proprio corpo

e

per il proprio abbigliamento

che Atena le suggerisce in sogno di avere (vv. 26-30: «Le vesti vivaci son là in

abbandono»); la

regalità

per cui lei

sola

si ferma alla vista di Odisseo, mentre le

ancelle fuggono (vv. 137- 140: « Pauroso apparve a quelle […] fuggirono qua e

là […] Sola, la €glia di Alcinoo restò»); la

verecondia

e il

pudore

che la inducono

a invitare Odisseo a recarsi da solo in città per evitare i pettegoli commenti su

di lei e lo straniero (vv. 273-274: « Voglio sfuggire alle loro chiacchiere amare,

nessuno mi sussurri alle spalle!»); il

desiderio di nozze

(vv. 244-245: «Oh se un

uomo così potesse chiamarsi mio sposo, abitando fra noi, e gli piacesse resta-

re!»). In realtà, se Odisseo le augura nozze felici e la possibilità di diventare

garante della concordia dell’

o

ko~

da lei costituito, non sarà lui a divenire il suo

sposo. È possibile inserire a questo punto un ulteriore riferimento di critica let-

teraria: dal punto di vista della tensione narrativa l’episodio si può catalogare

nell’ambito delle «attese disattese»

7

: il mancato matrimonio delude le aspetta-

tive del lettore.

Altro elemento di ri#essione è il confronto tra la vicenda di Ulisse e Nausicaa

e quella, per alcuni versi af€ne, di Simbad il marinaio narrata ne

Le mille e una

notte

. Entrambi gli eroi vivono l’esperienza del naufragio, perdono ogni cosa,

per€no le vesti, approdano in una terra sconosciuta dove sperimentano l’acco-

5

A proposito del mitologema Grande Madre-Paredro cfr. J.G. Frazer,

Il ramo d’oro

, 1925.

6

G. Chiarini,

Kosmos, Itinerari nell’epica classica

, Bruno Mondadori, Milano, 1998.

7

M. Casertano, G. Nuzzo,

La produzione letteraria nell’antica Grecia

, vol. I, Palermo, Palumbo,

1999, p. 185.