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Unità di Apprendimento 2

Le

Þ

gure femminili nell’

epos

omerico

435

www.

edises

.it

to di Afrodite che avvolge Paride in un una nube e lo riporta al talamo.

Qui Afrodite convoca Elena, che dapprima si ri€uta (signi€cativo esempio

di

a

dw;

~

femminile), poi cede ma esprime, a colloquio con Paride, il suo

disprezzo per l’eroe (vv. 428-429: «Sei tornato dalla guerra. Oh, se là fossi

morto, vinto da un uomo forte com’era il mio primo marito!»; vv. 435-436:

«non combattere, stolto, che troppo presto sotto l’asta sua non cada»).

>

Libro VI

, vv. 343-358: Ettore, dopo aver indotto la madre e le anziane a far

voti ad Atena, si reca a casa del fratello Paride per rimproverarne la viltà e

richiamarlo in guerra. Elena ribadisce il proprio senso di colpa (vv. 345-346:

«ah, m’avesse quel giorno, quando la madre mi fece, afferrato e travolto un

turbine orrendo di vento») e il suo disprezzo per Paride ( vv. 350-353: «avrei

voluto almeno essere sposa d’un uomo più forte […]. Costui non ha ora cuor

saldo e neanche lo avrà certo mai»).

>

Libro XXIV

, vv. 761-775: Riscattato il corpo di Ettore, anche Elena esprime

il suo compianto, consapevole che è morto un uomo gentile e affettuoso

con lei (v. 767: «e mai ho udito da te mala parola o disprezzo»; vv. 774- 775:

«nell’ampia Troia più nessun altro verso di me è buono, è amico»).

Nell’

Odissea

Elena è raf€gurata a Sparta, ritornata in patria come sposa legitti-

ma di Menelao. Qui la incontra Telemaco, nel libro IV, giunto a cercare notizie

del padre. La descrizione di Elena è quella della

donna dedita alle faccende

domestiche

, in compagnia delle ancelle, ma anche quella della

maga

, prepa-

ratrice di €ltri atti a colmare il dolore dei convitati che piangono ascoltando i

racconti dei lutti di Troia.

Nel

libro IV

, vv. 120-232, infatti: Elena si dedica al fuso e al telaio, ma il suo rango

la distingue dalle ancelle dal momento che lavora con attrezzi preziosi in oro

o argento (v. 122: «pareva Artemide dalla conocchia d’oro»; vv. 123-125: «Per

lei, dunque, Adreste, […] collocò un trono, e Alchippe portava un tappeto di

morbida lana, Filò portava il paniere d’argento»; vv. 131-132: «una conocchia

d’oro, […] un cesto a rotelle, d’argento»).

Quando poi, giunto Telemaco, il racconto delle gesta di Troia suscita il pianto

dei convitati, Elena allevia il loro dolore versando nel vino «un farmaco che

l’ira e il dolore calmava, oblio di tutte le pene» (vv. 220-221) donatole da «Poli-

damna […], la sposa di Tone, l’egizia» (vv. 228-229). Il riferimento allude a un

legame tra Elena e l’Egitto, per la verità mai esplicitato da Omero, ma presente

in Erodoto (che, nel II libro delle

Storie

, narra di un culto di Afrodite Straniera

in Egitto, identi€cando la dea con Elena, che proprio in quella terra avrebbe

soggiornato) e nell’

Elena

di Euripide (dove si fa riferimento alla versione del

mito secondo cui causa della guerra di Troia fu un fantasma di Elena, mentre la

vera eroina era stata trasportata in Egitto, dove venne raggiunta da Menelao).

Penelope

Nell’

Odissea

Penelope è presentata come la

donna saggia e prudente

, la cui

astuzia, nel tessere la tela, non ha alcuna valenza negativa, piuttosto si con€gu-

ra come un uso dell’intelligenza a difesa e salvaguardia dell’

o

ko~

e della pro-