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Finalità e struttura dell’opera

scientifica, il soggetto e la realtà naturale con la complessità e la varietà di fenomeni che

le sono propri

”.

Non si acquisisce dunque una conoscenza scientifica se non si mette in

campo la ragione nella sua pienezza, non solo una razionalità di tipo ipotetico-

deduttivo con la quale spesso si identifica la ragione scientifica: la scienza nasce

dalla fantasia, dalla creatività, dall’intuizione, anche da un rapporto diretto

con il mondo naturale. Allora il metodo sperimentale non può essere ridotto

a uno stereotipo del tipo che si diceva, ma è piuttosto da intendersi come una

dimensione del lavoro scientifico che, in quanto tale, costringe nel lavoro

scolastico a recuperare la persona nella sua unità, piuttosto che dissolta nelle

sue molteplici abilità o non abilità.

La formazione culturale è un percorso lungo e complesso che non può

in alcun modo ridursi all’accumulazione quantitativa di nozioni e concetti.

Per questo, il processo di apprendimento scolastico va concepito come

un processo in cui convergono competenze, meta-competenze, concetti e

nozioni e l’azione didattica va programmata e attuata tenendo ben presenti

tali finalità. Il tradizionale modello trasmissivo di insegnamento basato sulla

triade

lezione frontale/studio/interrogazione

deve considerarsi assolutamente

superato a favore della

mediazione didattica

. Il modello tradizionale è in grado

di trasmettere e valutare principalmente le capacità mnemoniche di ritenere

un’elevata quantità di nozioni e le abilità espressive, ovvero la capacità di

riproporre, parafrasando, quanto appreso in modo logico, coerente e chiaro.

Questo è però un modello che non coglie l’occasione che lo studio fornisce in

termini di crescita personale e formazione della personalità né può applicarsi

all’insegnamento delle discipline sperimentali, che necessitano per loro natura

di stimoli sensoriali, osservazione, immagini, verifiche. All’opposto di tale

modello si pone la mediazione didattica, in cui il libro di testo, adottato dal

docente, non è l’unico, né il principale strumento di apprendimento, ma è

affiancato da esercitazioni scritte e laboratori pratici in cui lo studente diventa

protagonista dell’indagine. Mediante le attività appositamente selezionate dal

docente, lo studente mette in pratica la metodologia di ricerca, interpretazione

ed analisi e compie così quelle operazioni cognitive necessarie a costruire una

conoscenza disciplinare e nel contempo sviluppa quelle abilità analitiche che

costituiranno una competenza applicabile in qualsiasi ambito della propria

vita. Il ruolo del docente si trasforma dunque da semplice esecutore di un

programma in un

mediatore

tra la disciplina e lo studente: il suo compito, e

la sua vera abilità, sta nella capacità di svolgere una mediazione tra il

sapere

esperto

e lo studente in via di formazione, stimolare la curiosità e l’interesse e

con essi la capacità di apprendere. L’attività didattica dovrà dunque mirare

alla elaborazione di curricoli, alla definizione di programmazioni didattiche e

unità di apprendimento pensate per stimolare, favorire, aiutare, provocare i

processi di apprendimento attraverso la costruzione delle conoscenze. Il vero

insegnamento, il vero scopo e la vera utilità del docente non stanno dunque nel